Però il destino – quello
che si deve essere o non si deve essere – non si discute, ma si accetta o si
respinge. Se l’accettiamo, siamo autentici, se non l’accettiamo, siamo la
negazione, la falsificazione di noi stessi. Il destino non consiste in ciò che
abbiamo voglia di fare; bensì si riconosce e mostra il suo chiaro, preciso
profilo nella coscienza di dover fare ciò che non ci piace fare.
Ebbene: il “signorino soddisfatto” si caratterizza per “sapere” che certe cose non possono essere e, nonostante e anzi proprio per ciò, simula con i suoi atti e le sue parole la convinzione contraria. Il fascista si mobiliterà contro la libertà politica, appunto perché sa che essa non mancherà mai sul serio, e anzi sta lì, irrevocabilmente, nella stessa sostanza della vita europea, e che ad essa si farà ritorno ogni volta che mancherà veramente, al momento della responsabilità.
Perché proprio questa è la “costante” dell’esistenza nell’uomo-massa: il difetto di serietà, di responsabilità, lo “scherzo”. Quello che l’uomo-massa fa, lo fa senza nessun carattere di irrevocabilità, come il “figlio di famiglia” compie le sue discolerie. Tutta questa fretta per adottare in tutti i piani della vita atteggiamenti apparentemente tragici, estremi, taglienti, è soltanto apparenza. Giocano alla tragedia perché credono che non è verosimile la tragedia effettiva del mondo civile.
Sarebbe bello che fossimo forzati ad accettare come l’autentico essere di una persona, quello che essa pretendesse mostrarci come tale. Se qualcuno si ostina ad affermare di credere che due più due fanno cinque e non vi è motivo per ritenerlo un demente, senz’altro mentirà per quanto gridi o anche se si lascia ammazzare per sostenerlo.
Una ventata di farsa generale soffia sul suolo europeo. Quasi tutte le posizioni che si assumono e si ostentano sono interamente false. Gli unici sforzi che si fanno sono diretti a fuggire dal proprio destino, a chiudere gli occhi dinanzi alla sua evidenza e al suo profondo appello, a evitare ciascuno il confronto con quello che deve essere. Si vive umoristicamente, e tanto più quanto più tragica è la maschera adottata. C’è umorismo dovunque si viva di atteggiamenti precari in cui la persona non si conceda intera e senza riserve. L’uomo-massa non poggia il piede sulla stabilità inamovibile del suo destino, bensì vegeta sospeso fittiziamente nello spazio. Da qui la conseguenza che mai come adesso queste vite senza peso e senza radice – deracinées dal loro destino – si lasciano travolgere dalla più lieve corrente. Quasi nessuno oppone resistenza a quei gorghi superficiali che si formano nell’arte, nelle idee, o nella politica, o negli usi sociali. E per la stessa ragione più che mai trionfa la retorica.
(“La ribellione delle masse” di Josè Ortega y Gasset– 1930 -Testo proposto e letto da Adelaide Miriana a Villa Cerillo il 28 febbraio’14)
Interessantissimo anche questo articolo sul libro !! http://www.fondfranceschi.it/progetti/diritto-al-lavoro/letture-sul-lavoro/la-ribellione-delle-masse-1930
http://www.thefederalist.eu/site/index.php?option=com_content&view=article&id=602&lang=it
Ebbene: il “signorino soddisfatto” si caratterizza per “sapere” che certe cose non possono essere e, nonostante e anzi proprio per ciò, simula con i suoi atti e le sue parole la convinzione contraria. Il fascista si mobiliterà contro la libertà politica, appunto perché sa che essa non mancherà mai sul serio, e anzi sta lì, irrevocabilmente, nella stessa sostanza della vita europea, e che ad essa si farà ritorno ogni volta che mancherà veramente, al momento della responsabilità.
Perché proprio questa è la “costante” dell’esistenza nell’uomo-massa: il difetto di serietà, di responsabilità, lo “scherzo”. Quello che l’uomo-massa fa, lo fa senza nessun carattere di irrevocabilità, come il “figlio di famiglia” compie le sue discolerie. Tutta questa fretta per adottare in tutti i piani della vita atteggiamenti apparentemente tragici, estremi, taglienti, è soltanto apparenza. Giocano alla tragedia perché credono che non è verosimile la tragedia effettiva del mondo civile.
Sarebbe bello che fossimo forzati ad accettare come l’autentico essere di una persona, quello che essa pretendesse mostrarci come tale. Se qualcuno si ostina ad affermare di credere che due più due fanno cinque e non vi è motivo per ritenerlo un demente, senz’altro mentirà per quanto gridi o anche se si lascia ammazzare per sostenerlo.
Una ventata di farsa generale soffia sul suolo europeo. Quasi tutte le posizioni che si assumono e si ostentano sono interamente false. Gli unici sforzi che si fanno sono diretti a fuggire dal proprio destino, a chiudere gli occhi dinanzi alla sua evidenza e al suo profondo appello, a evitare ciascuno il confronto con quello che deve essere. Si vive umoristicamente, e tanto più quanto più tragica è la maschera adottata. C’è umorismo dovunque si viva di atteggiamenti precari in cui la persona non si conceda intera e senza riserve. L’uomo-massa non poggia il piede sulla stabilità inamovibile del suo destino, bensì vegeta sospeso fittiziamente nello spazio. Da qui la conseguenza che mai come adesso queste vite senza peso e senza radice – deracinées dal loro destino – si lasciano travolgere dalla più lieve corrente. Quasi nessuno oppone resistenza a quei gorghi superficiali che si formano nell’arte, nelle idee, o nella politica, o negli usi sociali. E per la stessa ragione più che mai trionfa la retorica.
(“La ribellione delle masse” di Josè Ortega y Gasset– 1930 -Testo proposto e letto da Adelaide Miriana a Villa Cerillo il 28 febbraio’14)
Interessantissimo anche questo articolo sul libro !! http://www.fondfranceschi.it/progetti/diritto-al-lavoro/letture-sul-lavoro/la-ribellione-delle-masse-1930
http://www.thefederalist.eu/site/index.php?option=com_content&view=article&id=602&lang=it
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