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mercoledì 19 marzo 2014

I condizionamenti nella Politica secondo A. Parisi


… ovvero l’anticomunismo americano e i suoi riflessi nella politica italiana:

-Stato e antistato pag. 223

Spesso .è stata sollevata l'obiezione: ma se accusate Andreotti per tutte le trame della nostra storia e, soprat­tutto, per le sue amicizie mafiose, significa che questo paese, questa Repubblica è stata «sempre» nelle mani di mafiosi ed eversori, dal momento che Andreotti è stato sempre al potere. E questa, sostengono, è una ricostruzione che non si può accettare, essendo il nostro un grande paese democratico...
Allora mi viene da sorridere. Si, questa Repubblica è stata sempre, sin dall'inizio, strettamente intrisa di fascismo e di elementi non democratici, percorsa da sintomi molto pericolosi. È vero, ce l'abbiamo sempre fatta, o quasi sem­pre. Perché? Come è stato possibile? Stato e Antistato, se nacquero insieme, furono anche «una sola cosa»?
Questo è un problema che continua a coinvolgermi, un pro­blema che attiene la cronaca e gli individui che ho conosciuto e sui quali ho scritto, ma anche e soprattutto la storia. È la storia che potrà, spero presto, darci quella verità che resti nel tempo e che spieghi quell'eccesso di servilismo che fu profuso, sin da subito, nei confronti dell'alleato americano. Lo pretendeva lui o eravamo noi a offrirlo? Noi servi, loro padroni.
Verso la fine del suo ultimo governo, gli amici di Silvio Ber­lusconi cominciarono ad attaccare una piccola associazione laica come Libertà e Giustizia con un'acredine e uno spirito vendicativo abbastanza violenti. L'accusa era di appartenere a una élite «piemontese», radicale, di origine azionista.
La verità è che a mantenere viva la fiducia nello Stato, nella capacità della parte trasparente delle istituzioni di opporsi e di prevalere sull'Antistato, ci sono state da sempre, sin dall'inizio, poche minoranze intransigenti e memori. Poche persone, ma speciali. Poche comunità, ma fedeli. Pochi maestri, ma grandi maestri.
(Da “Il gioco grande del potere” di Sandra Bonsanti - Rif. Precedente sul Blog   http://cantuccioletterario.blogspot.it/2014/02/da-il-gioco-grande-del-potere-di-sandra.html#more  )
http://www.chiarelettere.it/libro/reverse/il-gioco-grande-del-potere-9788861904675.php  (con alcune pagine “estratto del libro”)

-E’ comunista anche Eisenhover di Mauro Colamandrei

NEW YORK — «Lavorare è maledettamente dura o imparare il russo», è questo uno degli slogan più spesso ripetuti ai suoi discepoli prediletti da Ro­bert H. W. Welch jr. Imparare il russo per Welch è un eufemismo, vuol dire diventare schiavi della Russia e del comunismo. Per questo ometto sul­la sessantina, che fino a qualche anno fa era co­nosciuto solo fra industriali e rivenditori di dol­ciumi, esiste infatti un unico problema, quello del comunismo.
Per convincere di questo i suoi connaziona­li, all'inizio del 1957 Welch abbandonò gli affa­ri e si dette alla predicazione, sia pure semiclan­destina; e meno di due anni più tardi fondò la John Birch Society, che doveva essere una specie di Compagnia di Gesù della crociata anticomuni­sta e che prendeva il nome da un capitano dell'a­viazione ucciso in Cina da una pat­tuglia di soldati di Mao, nell'agosto 1945, quando ormai la guerra era già finita.
Un anno fa Welch fra il grosso pubblico non era molto più conosciuto di quan­do vendeva caramelle. Ma nell'aprile di  quest'an­no, secondo un sondaggio condotto da Gallup, c'erano ben 39 milioni d'americani che avevano sentito parlare di lui e della John Birch Society. Cinque milioni e mezzo di essi, stando ai calcoli del professore Alan Westin della Columbia Uni­versity, ne avevano avuto un'impressione favore­vole. Particolarmente riuscita è la penetrazione degli agenti e della propaganda della John Birch Society in gruppi di destra sia repubblicani (nel nord) che democratici (Nel Sud).
Fra i più preziosi alleati della John Birch So­ciety vi sono degli alti ufficiali delle Forze armate che da tempo impiegano materiale propagandisti­co ed oratori dell'estrema destra in speciali "pro­grammi educativi" per le truppe e per i civili. Il ge­nerale Edwin A. Alker è stato rimosso dal comando di una divisione in Ger­mania perché diffondeva una propa­ganda di questo tipo. Ma si tratta di un'abitudine così diffusa nei comandi Casella di testo: Uno dei pericoli per la presidenza Kennedy arriva da successo del movimento di Robert Welch. Che prende il nome da John Birch, capitano dell'aviazione ucciso in Cina da una pattuglia di soldati di Maoche il senatore Fulbright l'ha fat­ta oggetto d'un promemoria al se­gretario della Difesa McNamara il quale ha emanato severe istruzioni agli ufficiali proibendo loro di far­si strumenti di propaganda dell'e­strema destra. Generali ed uomini politici di destra hanno protestato contro questa iniziativa con tan­ta violenza da costringere il presidente Kennedy, nell'ultima sua conferenza stampa, ad intervenire a difesa di Fulbright e di McNamara.

II testo sacro del movimento

Il nome di Welch divenne noto improvvisamente agli americani quando un rappresentante repub­blicano rivelò che egli aveva accusato il presiden­te Eisenhower di «aver servito coscientemente per tutta la sua vita di adulto il comunismo» e d'esse­re stato «un agente fedele e coerente del complot­to comunista», agli ordini di suo fratello Milton, presidente della John Hopkins University, che gli avrebbe trasmesso gli ordini del Cremlino. Stando a Welch un altro importantissimo agente comuni­sta sarebbe stato John Foster Dulles, a cui gli stra­teghi russi avevano affidato il delicato incarico di «dire sempre le cose giuste e di fare esattamente l'opposto». Accanto a lui c'era Allen Dulles, capo della CIA e, sempre stando a Welch, «il più pro­tetto e intoccabile sostenitore del comunismo nel­la capitale dopo Eisenhower». Altri eminenti uomini politici aericani, inclusi nella interminabile lista nera del caramellaio di Belmont (Massachussets) erano Harthur Dean , ex socio dei fratelli Dulles e rappresentante americano nelle trattative per l’armistizio in Corea e in vari delicati incontri diplomatici; Charles Bohlen che è il maggiore esperto di cose russe del Dipartimento di Stato, Adlai Stevenson, l’ambasciatore Philip Jessup, vari sindacalisti da Dubinsky a  Reuther e soprattutto il presidente della Corte Suprema Earl Warren . Le prime denunzie di questo fantastico complotto furono fatte nel 1954 quando Welch, sotto forma di lettera ad un amico, aveva scritto la prima versione di quel che è da tempo chiamato the black book, il libro nero.
Esse furono poi ampliate, aggiornate e rivedute, nella rivistina personale di Welch:” American Opinion”. Quando le opinioni di Welch uscirono dal ristretto cerchio dei suoi discepoli, molti le considerarono le stravaganzr di un maniaco. Ma molti leader repubblicani, e fra i primi Richard Nixon, protestarono pubblicamente con tanta efficacia da mettere i quadri dirigenti della John Birch Society sulla difensiva. Gli scritti del fondatore furono divisi in canonici e non canonici, e se vole­te far andare su tutte le furie un birchiano ormai non dovete far altro che citargli in pubblico un passo del Libro Nero. Il suo posto è stato preso invece dal Blue Book, il Libro Blu.
Per i birchiani il Libro Blu è davvero un te­sto sacro, un Corano del movimento, perché la sua stesura, anzi la sua recitazione coincise con la creazione della John Birch.
Le sue 178 pagine potrebbero essere anche definite la più lunga chiacchierata che sia sta­ta messa su carta. Infatti l’8 dicembre del 1958 Welch si riunì con undici suoi discepoli in un al­bergo d'Indianapolis e per due giorni, tolto il tempo necessario per mangiare e dormire, comu­nicò loro senza interruzione tutte le sue idee su­gli argomenti più disparati, dalla fine dell'impero assiro-babilonese al cancro. Quel discorso-fiume è stato raccolto nel Libro Blu, parola per paro­la, come se si trattasse della rivelazione divina: non vi mancano neppure espressioni come: «si­gnori, benvenuti a Indianapolis», o «buon pran­zo e buon riposo». In pratica Welch dice sempre le stesse cose. Anche la presunta differenza fra Libro Blu e Libro Nero riguarda particolari insignificanti. Pare vero che nel Libro Blu non c'è più scritto che Eisenhower è un agente del Cremlino: ma in compenso esso dice sempre che il governo e la politica americani riflettono e mettono in at­to idee e programmi comunisti.
Che si legga il Libro Nero o quello Blu o i numeri della "American Opinion" (che riuniti in volume formano i Libri Bianchi del movimento) la sostanza non cambia: l'America e il mondo in­tero sono minacciati da un complotto comunista che come un cancro ha esteso le sue ramificazio­ni micidiali nei ricettacoli più imprevisti. Ma nel Blue Book c'è il tentativo di inserire il sentimen­to anticomunista in uno schema in qualche mo­do più ampio, e di dare un'idea un po' più chiara di quello che Welch e i suoi seguaci pensano e si propongono. L'autore si rifà alla storia universale e professa la sua devozione per Oswald Spengler contro «quello scrivano da strapazzo» di Arnold Toynbee. Adattando gli schemi di Spengler alle sue capacità intellettuali egli cerca_di descrivere come si comportano le società.
Per Welch una co­munità è come un organismo vivente, e come il corpo umano è soggetta a malattie. Il cancro del­la società è il collettivismo. Fu il cancro del col­lettivismo, per esempio, che fece decadere l'impe­ro romano quando Diocleziano gli impose il suo New Deal, e il suo sistema micidiale di controllo dei prezzi. Lo spettro collettivista, sostiene ancora il Blue Book, mi­naccia tutte le società senza di­stinzione di secoli, ma come il cancro nei corpi umani, è tanto più frequente quanto più una so­cietà è vecchia e progredita. E ta­le appunto è il caso della civiltà occidentale.
Ma Welch si considera un uomo di azione più che un pen­satore, e più della storia gli inte­ressa il presente, che gli appare squallido («L'Europa occidenta­le e l'America vivono oggi in un vuoto spirituale, proprio come vi­vevano i romani dopo aver per­duto la fede negli dei pagani e prima del sorgere del cristianesi­mo»).
Per quanto egli si ritenga un buon cristiano non v'è dubbio che tanto lui che i suoi seguaci si vedono in una prospettiva
apocalittica con una missione spiccatamente messianica.
Nel 1958 gli Stati Uniti erano fra i paesi controllati al 20-40 per cento dai comunisti; nel 1959 il rapporto era salito al 30-50 per cento; nel 1960 in­fine al 40-60 per cento. Andando di questo passo, nel 1964 gli Stati Uni­ti per Welch saranno comunisti all'80- 100 per cento. Tra il 1958 e il 1960 il controllo comunista sull'Inghilterra è passato dal 20-40 al 50-70 per cento. Quello su Israele è attual­mente calcolato del 40-60 per cento; sull'Egitto dell'80-100 per cento.

Solo in 8 nazioni su 107 i comunisti han­no un controllo sul governo inferiore del 30 per cento. Fra questi paesi fortunati oltre all'Austra­lia, la Nuova Zelanda e l'Irlanda, si contano l'i­sola di Formosa di Chang Kai-scek, la Spagna di Franco, il Portogallo di Salazar, il Nicaragua dei Somoza e la Repubblica Do­minicana.
Oltre agli Stati Uniti ben 86 paesi sono, almeno metà, alla mercé dei cospiratori del Cremlino. Fra i paesi che stando a Welch sono completamente in mano comunista c'è la Nor­vegia (benché su 150 deputa­ti al Parlamento di Oslo solo uno appartenga al Partito co­munista); e comunisti sono an­che l'India, l'Indonesia, la Bir­mania, Ceylon, l'Afghanistan, la Repubblica Araba Unita, l'I­raq, il Libano, la Corea del Sud, il Laos, la Cambogia, Singapo­re, la Turchia, l'Arabia Saudita e, nel continente americano, Pa­nama, la Bolivia, il Venezuela e perfino il Guatemala.
Con una prospettiva di questo genere come sorpren­dersi se Robert Welch è convin­to che solo un lavoro sovruma­no può liberare uomini come lui dalla minaccia d'essere costretti ad imparare il russo?

Le trovate dei bolscevichi

MA ciò che più di tutto interes­sa Welch e i suoi discepoli è l'A­merica, e negli Stati Uniti le co­se non vanno affatto meglio che nel resto del mondo. In una let­tera a Kruscev, Welch ha scritto che i comunisti intendono man­tenere il controllo di entrambi i partiti politici degli Stati Uni­ti. Potenti influenze comuniste, egli sostiene, esistono fra le éli­tes che dirigono e controllano università e giornali, sindaca­ti e assemblee locali, e perfino le Chiese. Anche enti e organizzazioni di solito considerati roccaforti del conservatorismo, come l'American Medical Association e la United Sta­tes Chamber of Commerce sono state assorbite nella rete del complotto internazionale; e la Cor­te suprema è uno dei più importanti organi del co­munismo. Infatti, stando a Welch, comunista non è solo chi ha la tessera del partito, ma chiunque è favorevole al welfare state, alle Nazioni Unite, alla tassa progressiva sul reddito; chiunque cre­de che sia responsabilità del governo d'assistere disoccupati, poveri, ammalati, studenti. Chiun­que poi metta prima la difesa militare e gli aiu­ti ai paesi sottosviluppati e in secondo ordine il pareggio del bilancio o la diminuzione delle tas­se e delle spese, è almeno una vittima del com­plotto comunista.
Il comunismo è essenzialmente un perico­lo interno e non esterno, sostiene Welch: se ne­gli Stati Uniti non ci fossero spie e agenti segreti del comunismo la Russia non avrebbe neppure la bomba atomica. Ma i gruppi di spie ci sono, e sono ben 30.
Lo sputnik è invece una trovata per man­dare in fallimento il Tesoro degli Stati Uniti. Al­tre trovate dei bolscevichi dirette a questo fine sono la NATO e tutti i programmi di spese mi­litari, gli investimenti per l'esplorazione dello spazio, l'alleanza per il progresso dell'America Latina, e tutti gli accordi e patti internaziona­li che comportino una spesa, anche solo qual­che migliaio di dollari. Per non parlare di misure sociali come le pensioni d'invalidità e vecchia­ia, i progetti di risanamento dei quartieri depressi, gli aiuti gover­nativi ai contadini e alle scuole, i piani di bonifica e di sviluppo regionali come la Tennessee Val­ley Autority, l'elettrificazione di zone arretrate del paese e così via. Sono sempre i comunisti ad avere inventato le Nazioni Unite, l'UNICEF, la GATT, la Federazione internazio­nale dei Sindacati. Insomma sono poche le co­se di cui Welch e i suoi non riconoscano il me­rito ai comunisti: e se la John Birch Society non l'avesse rivelato chi avrebbe pensato che risale a Kruscev anche la geniale invenzione del Dottor Zivago? Infatti per catturare decine di migliaia di intellettuali altrimenti refrattari al comunismo i russi hanno voluto far apparire Boris Pasternak come un nemico del governo sovietico. Con que­sta trovata, gente che altrimenti non leggerebbe la propaganda russa divora libri come il Dottor Zivago in cui si sostiene che il comunismo è un sistema di governo meraviglioso e che l'unica co­sa che non va sono quelli che lo dirigono.
Il sogno dell'ex caramellaio di Belmont è di trovare almeno un milione di persone che la pen­sino come lui e di mobilitarli in una santa crocia­ta. Contava d'averne 30.000 alla fine del 1959, e 100.000 alla fine di quest'anno. Ma è costret­to ad ammettere che le cifre sono oggi molto più basse di quanto aveva sperato. Si calcola che i di­scepoli, i quali pagano 12 dollari all'anno a te­sta (le donne la metà) siano poco più di 5-6000.
Anche se una ogni cinque delle persone che guardano senza speciale antipatia alla John Birch Society dovessero decidere d'iscriversi non è chiaro quel che potrebbero ottenere all'infuori forse di paralizzare buona parte della vita pub­blica. All'atto pratico infatti il programma della John Birch Society è tutto negativo. «Se io fossi l'uomo sul cavallo bianco dalla nostra parte di questa guerra che è ancora politica ed educati­va piuttosto che militare... se potessi coordinare l'attività d'un milione di persone» dice Welch nel Libro Blu facendo immaginare chissà quale pro­gramma rivoluzionario. Ma poi all'atto pratico le sue aspirazioni si riducono a ben poco: apri­re delle sale di lettura di libri conservatori, dif­fondere di più le idee di scrittori e riviste che la pensano come lui, condurre campagne di pres­sione a mezzo della stampa e del telefono, crea­re un gruppo d'organizzatori ed agitatori e, alla lunga, formare un «campo non politico compat­to e monolitico da contrapporre efficacemente ai partiti politici».

I cattolici con i battisti

PROBABILMENTE quel che la Birch Society potrà fare l'ha già fatto in questi suoi primi due anni e mezzo di vita e lo continua a fare e cioè:

1. Offrire un punto di raccolta alle forze dell'e­strema destra fascista, antisemitica, antinegra, antidemocratica. Dopo la morte del senatore McCarthy, un grande numero di organizzazioni ed individui erano rimasti senza un capo, senza un programma, senza un obiettivo. Ora invece, tutti i vecchi reazionari che da decenni dirigono una rivistina, un club o un'associazione, quan­do parlano della John Birch Society ritrovano la passione degli anni del maccartismo.

2. Far pressione sull'opinione pubblica, su indi­vidui e gruppi, ricorrendo ai metodi tipici delle minoranze disperate. In una località saranno le telefonate intimidatorie contro una scuola che impiega un non-conformista, altrove saranno le lettere al rappresentante  o al senatore. I frutti malefici di questi metodi in certi casi si son già fatti sentire, come per esempio nel caso del pro­fessor Henry Saintorge, il quale non poté con­servare la cattedra al Wayne State College del Nebraska perché aveva invitato a parlare un ex comunista. Nel complesso però, l'efficacia della John Birch Society come gruppo di pressione è diminuita dal giorno in cui ha cessato d'essere un'organizzazione clandestina sconosciuta alle sue vittime. In questo momento il suo obiettivo più ambizioso è quello di far ritirare a vita priva­ta o addirittura a condannare al carcere il presi­dente della Corte suprema degli Stati Uniti Earl Warren, colpevole d'essersi comportato in modo antiamericano per aver dichiarato anticostituzio­nale la segregazione razziale e per aver annullato certe leggi passate negli anni del maccartismo in violazione della Carta dei Diritti. Quest'autunno Welch cercherà perfino di mobilitare i ragazzi delle scuole con un concorso a premio per saggi sull'argomento. Ma si tratta d'una proposta che ha già attirato una violenta protesta da parte del congresso an­nuale degli avvocati. Più possibilità di successo potrebbero avere delle campagne d'intimidazio­ne condotte in vista delle elezioni dell'autunno 1962, soprattutto in distretti tenuti da repubbli­cani non abbastanza reazionari e da sudisti te­pidi.
Proprio questa settimana è stata sferrata una violenta azione coordinata contro il sena­tore Fulbright accusato di essere un sudista po­co convinto, un antimilitarista poco ortodosso. 3. Servire da rifugio ad alcune minoranze fra le più alienate e disperate della società americana. I capisaldi della John Birch Society sono i vecchi centri del,fondamentalismo religioso, e del pa­triottismo da prateria come Houston, Los An­geles, Nashville, Wichita e Boston, nei quali si trovano confusi insieme generali e ammiragli in pensione, zitelle membre del club Figlie della Ri­voluzione americana, e tutti i segmenti del pro­testantesimo che da 40 anni sono stati tagliati fuori dalla vita intellettuale, spirituale e sociale di questo secolo come certe sette semiprimitive.
Sebbene Robert Welch da buon battista di origine meridionale fosse fino a poco tempo fa violentemente anticattolico, almeno il cinquanta per cento dei suoi seguaci sono cattolici. La lo­ro adesione ci permette forse di capire come un semisquilibrato tipo Welch possa esser preso sul serio; i gruppi che stanno salendo rapidamente nella società sono angosciati e politicamente ter­rorizzati quanto quelli che hanno perso la loro posizione sociale. Così i cattolici di Boston, più reazionari, più affamati e più privi di cultura di quelli di qualsiasi altra zona si trovano insieme ai neomiliardari petrolieri del Texas e fraterniz­zano con gli ammiragli e i generali in pensione, con i discendenti dei contadini-pionieri, che an­cora un secolo fa erano il "sale della terra", eleg­gevano presidenti e dettavano legge, mentre oggi è un miracolo se vengono tollerati.
La rivolta contro tutto il presente, la no­stalgia per un passato spesso mai conosciuto e mai goduto, l'impulso ad un insieme fra ribelli senza idee e senza cultura nel disperato tentativo di presentarsi come una alternativa, sono i vin­coli che uniscono così diversi individui e fanno di un malinconico ex caramellaio il loro profeta.
(dalla raccolta de “ L’Espresso J.F.K.” art.di Mauro Calamandrei del 20 agosto 1961 da pag. 196)

 
Pagine proposte e lette da Alessandro Parisi a Villa Cerillo il 28 febbraio ’14.

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