In una solitudine del mare
a un abisso dalla vanità umanae dall'Orgoglio della Vita che la progettò, essa è distesa immobile.
Nelle camere d'acciaio, che erano le pire
dei suoi fuochi salamandrini,
correnti fredde entrano e si mutano nelle ritmiche lire delle maree.
Sopra gli specchi
destinati a riflettere i ricchi
striscia il verme marino-grottesco, viscido, muto, indifferente.
Gioielli disegnati con gioia
per incantare la mente sensuale
giacciono senza luce,ogni scintilla in loro offuscata e nera e cieca.
Pesci sfuggenti con gli occhi di luna
fissano da vicino la costruzione dorata
e chiedono: "Che fa quaggiù tutta questa vanagloria? ".
Bene: mentre andava modellando
questa creatura dall'ala fendente,
la Volontà Immanente che tutto muove e incalza
preparava un sinistro compagno
per lei -così festosamente grande-
una Forma di Ghiaccio, ancora remota e dissociata.
E mentre la bella nave cresceva
in statura, grazia e colore,
nell'oscura distanza silenziosa cresceva anche l'Iceberg.
Sembravano estranei l'una all'altra:
nessun occhio mortale avrebbe visto
l'intima fusione della loro storia futura...
o un segno che i due erano avviati
su vie coincidenti a diventare
presto metà gemelle di un augusto evento...
Finchè la Filatrice degli Anni
disse: "Ora!". E ognuno ode,
e viene il compimento,e scrolla due emisferi.
Thomas Hardy
(Letto a Villa Cerillo il 29 nov.’13 da Carlo Procope)
3 commenti:
da http://www.avvenire.it/Cultura/Pagine/Titanic.aspx Thomas Hardy.. Nei versi di “La convergenza dei due”, composta a un mese esatto dall’incidente, lo sguardo si posa anzitutto sul fondale, dove giace il relitto di quello che viene definito «l’Orgoglio della Vita». Qui la «Forma di Ghiaccio» e la nave sono raffigurate come una coppia di sposi promessi, secondo la sottile annotazione di un altro straordinario poeta, Iosif Brodskij, al quale si deve una magistrale lettura della “Convergenza dei due”. Scrive Hardy: «Sembravano due estranei: / Occhio mortale non vide / L’intima saldatura che li avrebbe poi congiunti // Né il segno ch’erano destinati / Da vie coincidenti / A essere presto le due metà di un unico solenne accadimento». In queste frasi, suggerisce ancora Brodskij, contempliamo «non la collisione come metafora dell’unione romantica, ma al contrario: l’unione come metafora della collisione». Interpretazione forse discutibile e che però, ancora una volta, risulta più attuale oggi di quanto potesse apparire un secolo fa.
Benvenuto tra noi, Carlo !
l'idea qui contenuta è nella stessa filosofia di Hardy che vede il destino dell'uomo in balia della volontà immanente contro la quale egli nulla può
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