Un centro mondiale di
costruzione della conoscenza, ma il cui enorme e straordinario patrimonio
culturale-ambientale è trascurato e non adeguatamente e compiutamente valorizzato ….
Carissimi, nell’attesa che il problema delle informazioni errate lacunose e depistanti pertinenti alle fiaschette vitree tardo-antiche, che fanno ancora bella mostra di sé su un pannello collocato nella nostra Pozzuoli ai bordi della neonata “Piazza Rione Terra – 2 marzo
L’elenco sarebbe lungo, per cui mi limito a qualche segnalazione relativa al Rione Terra, anche perché su di esso sono accesi adesso i riflettori e altri tra poco si accenderanno. Curiosi e turisti potrebbero venire a visitarlo. Credo sia interesse di tutti noi - e perciò chiedo al riguardo una mano a chiunque, innamorato dei Campi Flegrei e del loro destino, possa e voglia darla - operare per presentare loro l’immagine di un territorio che sa, che è consapevole del suo enorme e importante sapere e che sulle sue notevoli cose fornisce le dovute e giuste informazioni e non, viceversa, quella di un paese di arruffoni, improvvisatori e incompetenti. Il comprensorio flegreo, c’è in zona chi ancora lo ignora a quanto pare, è da un po’ di anni a questa parte una grande fucina di rischiaranti ed innovative password, parecchie anche di valenza internazionale, grazie al lavoro di non pochi studiosi locali, tanto che a ragione lo si potrebbe attualmente etichettare come Uno dei centri mondiali di costruzione della conoscenza. Sì, avete letto bene quanto scritto in grassetto*. Non è giusto, quindi, né conveniente offrire un volto falso e fuorviante di esso, di Pozzuoli in particolare
Rione Terra
- Prima segnalazione
I galli del Coretto: un mistero finalmente svelato
Chi entra nella chiesa del SS. Corpo di Cristo,
chiamata “Coretto”, splendidamente restaurata e riaperta al culto nel 2004, non
può non subire il fascino della sua bellezza. Ma quando alza lo sguardo verso
l’alto e vede quattro stemmi della Città di Pozzuoli alquanto inusuali perché
sopra sono raffigurate teste di gallo e non quelle delle aquile dello stemma
ufficiale cittadino non può non domandarsi le ragioni dell’anomalia. Vogliamo
dunque far sapere al visitatore, inserendo la notizia su un pannello con sopra
una scheda relativa a questa chiesa da esporre all’esterno o all’interno di
essa, che l’artefice dell’’errore’ fu il Vescovo di Pozzuoli, Michele Zezza di
Zapponeta, che nell’anno 1898, decise, dopo attenta valutazione, la “rifazione”
di detti stemmi, in precedenza con teste aquiline sopra disegnate, come risulta
inequivocabilmente dai giornali dell’epoca conservati nella nostra Biblioteca
diocesana? Il ‘mistero’ (intorno al quale, per totale ignoranza delle fonti,
erano state scritte a più riprese comicissime corbellerie), consultato
l’’inaccessibile’ periodico “L’Operaio”, è stato da me sciolto - vedi F.
Pisano, Nell’anno 1898 un bel giorno un
monsignore…, Antonio Pisano Editore, Pozzuoli 2008, pp.22-23 – per cui
l’unica incombenza sarebbe quella di trascrivere quanto ho rinvenuto.
Rione Terra
- Seconda segnalazione
Pomponius Lætus in gigantū ossa quæ Puteolis
uisuntur
Una
straordinaria, scomparsa iscrizione ‘puteolana’ di un grande umanista
Rione Terra
- Terza segnalazione
Lo strano stemma di Pozzuoli del Palazzo
Migliaresi
Sulla porta d’ingresso del Palazzo Migliaresi,
futura sede del comune di Pozzuoli, è stato collocato un altro ‘strano’ stemma
cittadino, strano perché non coincide assolutamente con quello ufficiale adottato.
Vogliamo spiegare, con una opportuna targhetta esplicativa, al povero
disgraziato che, per fortuna nostra, ha scelto di fare una visitina a Pozzuoli,
dove esso era collocato in precedenza, il perché della sua inconsueta foggia e
chi, quando e per quale motivo lo volle ‘diverso’, e vogliamo farlo sapere
oltretutto anche a tanti ignari puteolani? (Anche questo ‘mistero’ è rivelato nel
succitato mio Nell’anno 1898..., pp.
39-40).
*
CONCLUSIONE
Un addendum: “Capolavori flegrei vergognosamente trattati come insignificanti,
anonime
pietre”
Per il momento, però, a conclusione di questo mio intervento, mi sembra doveroso denunciare un inaudito sfregio perpetrato nei confronti di alcuni “reperti simbolo” dei nostro territorio e quindi anche nei suoi confronti.
Mi riferisco a un bel grande frammento, un delfino che addenta un polpo, pertinente a una delle balaustre delle gradinate di accesso al podio della tholos del Macellum (il c. d. Tempio di Serapide) dell’antica Pozzuoli, e ad un altro simile, accostato al primo, ma di più modeste dimensioni, relativo però, a mio avviso, ad uno dei braccioli delle latrine dello stesso edificio. Essi, degli unica ai quali tanti musei darebbero sicuramente la dovuta visibilità, in particolare ovviamente a quello della balaustra, giacciono, ancora negletti e abbandonati, trattati come insignificanti, anonime pietre, in un nascosto angolo dell’Anfiteatro Neroniano-Flavio puteolano (fornice 62). “Ancora”, perché sono passati ormai oltre cinque anni dalla scoperta del loro ‘nascondiglio’, da me individuato e segnalato nel mio Hic sunt delphini. La singolare propagazione del simbolo del delfino nei Campi Flegrei in età antica, Antonio Pisano Editore, Pozzuoli 2008, p. 33.
Cosa si aspetta a tirarli fuori e a collocarli dove meritano, accompagnati da una ‘parlante’ didascalia esplicativa?
La soluzione rapida del problema sarebbe sicuramente favorita anche in questo caso dall’ appoggio di parecchi di voi, sensibili come siete alla valorizzazione e decollo del nostro straordinario territorio.
Ci conto. Un abbraccio.
* Esempi
e nomi di studiosi ad attestazione di quanto detto? Tanti. Solo da parte mia
sono state offerte in pochi anni oltre trenta inedite password, rischiaranti, rettificanti e/o ‘colmanti’, tutte
positivamente accolte, alcune forse con un entusiasmo anche un po’ esagerato
(“da premio Nobel” hanno scritto a Milano in un caso, “che vale quanto la
scoperta dei rotoli di Qumran” hanno detto a Roma in un altro). Mi si perdoni
perciò se segnalo, a chi di voi non ancora le conoscesse, alcune recentissime
‘chiavi di lettura’ che mi coinvolgono in prima persona. Altri, se lo ritengono
opportuno, possono comunicare le èproprie.
Le prime due, guarda caso, riguardano proprio le fiaschette ‘violentate’ e
pertanto mi sembra giusto riproporle qui; la terza risolve un secolare problema
che ha appassionato e impegnato nella sua soluzione fior di personaggi (fra cui
addirittura Montaigne e Lévy-Strauss e, da ultimo, Carlo Ginzburg). Esse sono
dunque le seguenti:
1 commento:
v. anche http://cantuccioletterario.blogspot.it/2012/04/miti-e-simboli-esoterici-nei-campi.html#more
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