Agli inizi del 1947 Eduardo diede a Roma, al Teatro Eliseo, uno spettacolo a beneficio dei giornalisti del Sindacato della stampa parlamentare. In platea c’erano i massimi esponenti della vita politica italiana, da De Gasperi a Nenni a Togliatti a Orlando a Terracini, che lasciata l’intricata trama del dramma nazionale assisterono al gioco spettacolare di un altro dramma, “Filumena Maturano”, donna analfabeta, che fuori dalla cultura e dalla legge, riesce a formare una famiglia.
“Spero che questa piccola famiglia lasci una traccia negli uomini della grande famiglia. E lei, Eccellenza, no, Onorevole Orlando, ricorda quando venivo a trovarla e la chiamavo ‘Eccellenza’, quando questo appellativo era pericoloso?”
Tutto il Teatro applaude a Orlando mentre Eduardo pronuncia la frase al proscenio. A De Filippo s’avvicina un pò timoroso un attore della compagnia per comunicargli che la scena successiva non era ancora pronta e che sarebbe stato opportuno intrattenere ancora per qualche minuto quel pubblico d’eccezione. Fu allora che Eduardo fece qualche passo e si avvicina alla ribalta e pronunciò queste parole:
Nel mentre si prepara la scena vi parlerò di economia politica, e già vedo Nenni che si fa più attento. Di solito io interrogo l’uomo della strada per trarre dalla vita quegli elementi che, trasferiti sul palcoscenico, sostanziano di umanità i miei personaggi.
Ad esempio un giorno, passeggiando per Napoli, incontro il cocchiere Totonno e gli domando: “Che ne pensi della nostra situazione economico finanziaria?
“Spero che questa piccola famiglia lasci una traccia negli uomini della grande famiglia. E lei, Eccellenza, no, Onorevole Orlando, ricorda quando venivo a trovarla e la chiamavo ‘Eccellenza’, quando questo appellativo era pericoloso?”
Tutto il Teatro applaude a Orlando mentre Eduardo pronuncia la frase al proscenio. A De Filippo s’avvicina un pò timoroso un attore della compagnia per comunicargli che la scena successiva non era ancora pronta e che sarebbe stato opportuno intrattenere ancora per qualche minuto quel pubblico d’eccezione. Fu allora che Eduardo fece qualche passo e si avvicina alla ribalta e pronunciò queste parole:
Nel mentre si prepara la scena vi parlerò di economia politica, e già vedo Nenni che si fa più attento. Di solito io interrogo l’uomo della strada per trarre dalla vita quegli elementi che, trasferiti sul palcoscenico, sostanziano di umanità i miei personaggi.
Ad esempio un giorno, passeggiando per Napoli, incontro il cocchiere Totonno e gli domando: “Che ne pensi della nostra situazione economico finanziaria?
Credi che l’America ci aiuterà?”
Totonno, sicuro della verità della sua risposta, quasi meditata in lunghe vigilie, mi risponde:
- Comme no. C’adda aiutà pè forza. E’ interesse suo.
- Come, interesse suo?
- Ecco, se permettete vi porto un paragone. Lo sapete il fatto del pazzo dei piattini?
- No.
- Adesso ve lo spiego io – risponde Totonno-.
- In un manicomio (io non so perché Totonno trovasse dei paralleli tra il manicomio e la situazione attuale, evidentemente si riferiva al mondo) in uno dei camerini c’erano tanti pazzi fra i quali uno che aveva il lettino accanto alla veranda che dava nel giardino. La sua mania, innocua e in fondo costruttrice, era quella di fabbricare dei piattini con la terra bagnata del giardino.
Fabbrica oggi, fabbrica domani, venne il giorno in cui quel povero pazzo si trovò file di piattini sotto il letto, accanto al comodino, nella corsia, un pò dappertutto.
Gli altri pazzi, sorpresi ed incantati, guardavano quella massa di piatti che continuava ad ingigantire.
- Perché non me ne dai uno? – chiese un compagno.
- E tu che mi dai? – rispose il produttore di piatti.
- Soldi non ne ho – continuò il potenziale acquirente -
- Allora dammi un bottone ed io ti darò un piattino.
Da quel momento i pazzi incominciarono a strapparsi i bottoni per comperare i piattini. E strappa bottoni oggi, strappa bottoni domani venne il giorno in cui tutti i pazzi non sapevano più come fare per tenere su i calzoni. I bottoni erano finiti e non potevano comperare più piattini. Intanto il pazzo produttore, nel suo mentale isolazionismo, continuava a fabbricarne, per cui nuovamente, dopo alcuni giorni, il camerone fu ingombrato da file di piattini che egli aveva da vendere, mentre nessun compagno più gliene richiedeva.
- Compagni, dovete comperare, perché io sono pazzo e debbo fabbricare altri piattini! Questa è la mia mania!!
- Ma non abbiamo più bottoni… - fu la risposta degli altri pazzi
Il pazzo fabbricante passò quella notte insonne. Il giorno seguente, al levar del sole, chiamò a raccolta, dalla parte della veranda, i compagni, che serratisi attorno a lui, occuparono l’immenso giardino.
- Compagni – disse tra il grido e l’invocazione – non ho dormito tutta la notte per trovare una soluzione. Ecco la massa dei vostri bottoni. Io ve li rendo, così potrete continuare a comprare piattini.
Il pubblico e in particolare i politici importanti applaudirono tutti.
Eduardo era contento perché significava che erano d’accordo con lui.
(tratto da " 'O Canisto " di Eduardo De Filippo) Lettore Gianni V.
1 commento:
Per "ricordare" un caro amico del ns. gruppo di Lettura ... che con questa "Lezione di Economia" di Eduardo ci ha regalato una "sua lezione".. Grazie Gianni!
http://www.napoliontheroad.com/ruggiero_vinti.htm
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