In quel mondo di inizio novecento, le madri delle ragazze da marito, se lo strappavano, letteralmente, dalle mani.
James Hasthorne era secondo segretario all’Ambasciata del Sangiaccato di Jaborandi, titolo che lui cancellava con nonchalance, con un breve tratto di penna, sui suoi biglietti da visita.
Doveva fare i salti mortali per rifiutare inviti continui da tutte le famiglie più importanti dell’alta società della capitale, dove aveva sede l’Ambasciata.
Preferiva mantenersi rigorosamente scapolo e preferiva vagabondare tra gli scaffali di una antica libreria, seguire una lezione all’Istituto Orientale.
Non disdegnava l’ invito ad un thè di qualche bella signora che ancora non conosceva: nulla è più irresistibile del mistero che avvolge una bella donna che ancora non si conosce e nessuna donna è affascinante come quella che non si possiede ancora.
Non ricordo chi, per dire una frase gentile alla propria moglie, le disse: “sei bella come la moglie di un altro.”
Spesso si accompagnava con una giovane allieva del Conservatorio, con l’indossatrice di una nota sartoria, o con una modella dell’Accademia di Belle Arti..
Prendeva la vita con leggerezza in tutte le forme dell’amore, era questo il suo sport, la diplomazia il suo mestiere.
Era un volubile sentimentale quindi non avrebbe mai accettato il matrimonio. Questa sua concezione della vita, contrastava con il rigido protocollo della diplomazia che pretende che i funzionari di alto grado siano rigorosamente coniugati, morigerati per essere considerati affidabili.
Un giorno fu invitato dalla moglie dell’Ambasciatore che, in quel periodo reggeva l’Ambasciata, e che aveva tre figlie da marito, tra l’altro tutte e tre innamorate cotte del bel segretario.
Per sottrarsi all’invito inventò di avere una grave forma di influenza
e quindi era impedito, con gran dispiacere, dal partecipare al cocktail cui era stato invitato.
L’ambasciatore, preoccupato, gli telefonò per informarsi della sua salute, ma il telefono restò desolatamente muto.
Indignato dall’affronto subito, chiese al Ministero degli Esteri di liberarsi di una persona di questo tipo, che, a trentanni, era ancora ad uno dei gradini più bassi della carriera perché non aveva quella necessaria ambizione che caratterizza ogni diplomatico.
Inoltre era un noto dongiovanni ed uno scapolo impenitente.
Dal Ministero non accolsero il suggerimento dell’Ambasciatore
ma gli comunicarono che, di lì a poco, sarebbe giunto il nuovo Ambasciatore essendo lui destinato ad altro importante incarico.
Fu lieto di apprendere che il suo successore sarebbe stato un collega particolarmente esigente e severo: ci avrebbe pensato certamente lui a sistemare quell’insolente segretario.
Giunse il nuovo Ambasciatore che, contrariamente a quanto si potesse prevedere, propose una promozione impensabile per quel giovane che, secondo lui era da considerarsi addirittura vittima per anni di pregiudizi che avevano bloccato la sua giusta carriera.
Il giovane James, ovviamente, fu felicissimo di tale evento, ma ancora più felice di lui, fu la bella moglie del nuovo ambasciatore.
(da “Diplomazia” nel volume “Odore di femmina”-D.Segre in arte Pitigrilli-Torino 1893-1975) Lettrice Giovanna Z.
1 commento:
Una sua frase?Agli scrittori sono più utili i nemici che gli amici, perché gli amici si fanno regalare una copia del loro libro per dirne bene, mentre i nemici, per dirne male, la comprano.
http://www.pensieriparole.it/aforismi/autori/d/dino-segre-pitigrilli/pag1
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