Recensione di Paolo Della Ragione
L'analisi in formato
"cronaca-giornalistica" fa un po' sorridere, come se bastasse la
cronostoria delle malefatte ai danni del Sud Italia da parte di chiunque ne
abbia la possibilità: politici, imprenditori, mafiosi, delinquenti comuni,
camorra etc. Questo elenco non è sufficiente a spiegare l'asservimento al Nord
del Paese e di altre nazioni e altri continenti, ma va al di là dei semplici
fatti di cronaca. E' storia di Casa Savoia l'accaparramento del Regno delle Due
Sicilie, le promesse sbandierate da Garibaldi con i suoi Mille è stata la
premessa storica per il saccheggio e l'impoverimento del Sud, via i Borboni e
dentro i Savoia, una corona vale l'altra; ma la fame, l'analfabetismo, insieme
ai grossi proprietari terreni rimangono ben saldi, come prima e più di prima.
In quanto all'oro trovato dai Savoia nel Regno delle Due Sicilie, storici non
di parte e molto attendibili, magnificano l'atteggiamento del Re Ferdinando che
lasciò i beni della corona alla plebe nei forzieri reali. Questo era ieri, ma nel libro, cosa curiosa, non vi è alcuna traccia di tangentopoli, mentre si trovano tutti gli intrighi, tra mafia, politica, classe dirigente e quant'altro. Non basta la volontà dei singoli cittadini a far decollare il Paese, anche se è questo auspicabile, ci vogliono sistemi istituzionali funzionanti. La latitanza dello Stato al Sud è storia vecchia e quando è presente è colluso con le varie organizzazioni a delinquere e addirittura spesso a patti con loro. Non bastano i sacrifici di uomini dello Stato come Borsellino e Dalla Chiesa, solo per citarne alcuni, ma anche uomini di rappresentanza del popolo democratico, Pio La Torre, o sindaci, sindacalisti, giornalisti e vittime innocenti trovatesi per caso in un luogo di morte. Abbiamo bisogno di un sistema bancario che svolga un ruolo di promozione e fiducia nei confronti della piccola e media industria e delle famiglie.
E non per ultimo, abbiamo bisogno fortemente che l'Unione Europea svolga un ruolo politico ed economico volto alla elevazione sociale ed economica dei popoli che lo compongono. In conclusione questo libro disattende le aspettative di coloro che lo hanno comprato e si sono presi la briga di leggerlo.
Paolo Della Ragione
Dal WEB : http://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/se-muore-il-sud
http://ilmiolibro.kataweb.it/booknews_dettaglio_recensione.asp?id_contenuto=3748959
http://www.comune.torino.it/infogio/ric/2014/pub23827.htm
Difensore ad oltranza del Sud .. Erri De Luca http://www.youtube.com/watch?v=sj6-jiyGRJU&feature=share
1 commento:
Sicuramente l’amico Paolo Della Ragione ha approfondito l’intero testo e non mi resta, quindi, che prendere atto della sua opinione. In gruppo abbiamo solo condiviso alcune parti.
Confesso che mi sento, però, di concordare con gli autori del libro nel concetto finale: Solo le “eccellenze”, ovverossia merci o servizi “di qualità” , possono consentire la “ripresa individuale ed, ancor più, quella collettiva” !!! Credo che, in presenza di una crisi o cmq. nei periodi critici, non ci sia altra alternativa se non lo “scommettere su se stessi ed i propri figli” ridandosi degli obbiettivi e impegnandosi al massimo per il loro raggiungimento.
Come principio generale, credo che le troppo ricorrenti aspettative di soluzioni dei problemi dall’alto, siano in partenza destinate a restare deluse. Fermo restando che gli indirizzi dati dall’alto sono importantissimi, credo però che la vera rinascita sia indissolubile dal basso, dalla base, da i singoli individui. Non ci può essere un controllore per ogni controllato !
Ecco il testo dell’ultimo paragrafo ( che, personalmente condivido in pieno !) ..“O la resa o il sogno”
Ed è quello il bivio davanti al quale è il Mezzogiorno. Da una parte c’è l’antico andazzo della sopravvivenza ricattata, delle clientele, dei favori pietiti in cambio di voti, dei cantieri che non chiudono mai perché “ i soldi girano finchè un cantiere è aperto”, dei rapporti ambigui con le mafie, dei rancori per la “conquista piemontese” e di rimpianti per l’inesistente età dell’oro borbonica: “ Ah, quanto eravamo ricchi!”. Una realtà sempre più insopportabile per milioni di meridionali in gamba, preparati, puliti, perbene, frustrati dal senso di stagnazione, di declino, di immobilismo.
Dall’altra l’alternativa: ricominciare. Scommettere su se stessi. Sui propri figli. Sulle proprie figlie soprattutto. Tornare a sognare. Darsi obiettivi ambiziosi. Risanarre il territorio. Scrollarsi di dosso le mafie. Rompere le catene clientelari con la più vecchia, scadente e corrotta classe politica, salvo eccezioni, del mondo occidentale. Spezzare quel patto scellerato che ha consentito al peggior ceto dirigente del Nord di accordarsi, come appunto scrisse Salvemini, con il peggior ceto dirigente del Sud. Se così non sarà, sarà l’Italia tutta a rimetterci. E non vogliamo vedere quella che fu una terra povera ma meravigliosa, ricca di bellezza ed energie e intelligenze straordinarie, ridotta in condizioni irriconoscibili come il seicentesco Paradiso perduto di John Milton:”Questa è dunque la plaga, il clima, il suolo, / (l’Arcangelo proruppe) il seggio è questo/ che noi dovremmo rimutar col cielo?/ Questa penosa oscurità col lieto/ raggio del ciel?”.
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