Sottotitolo

OCCHIO SEMPRE ALLA CHATTINA, a piè di ogni pagina, X LE ULTIME NOVITA' su pubblicazioni, commenti, appuntamenti di lettura e .. notizie varie !

martedì 18 febbraio 2014

“Un portafogli galeotto a Manhattan” di V. Zucconi

Elizabeth faceva shopping a Madison Avenue. Era lka settimana di Natale e per lei, newyorkese esiliata per lavoro nelle praterie del Nebraska, quell ritorno per le feste in famiglia a Manhattan, la città dove era nata e cresciuta, era una vertigine della nostalgia e dei rimpianti.
Dovette essere un momento di vertigine, nell’ansia di entrare e uscire da negozi, di calcolare quello che il suo stipendio di assistente di Letteratura alla Nebraska University le avrebbe permesso, a farle perdere la testa. Uscendo da un negozio, Elizabeth commise un errore grave. Con le braccia impigliate nei pacchi e nei sacchetti, le mani infreddolite, la testa altrove, Liz (ormai la conosciamo e possiamo chiamarla così) credette di infilare il portafogli nella immancabile borsona da sherpa nepalese che oggi tutte le donne devono portare. Non s’accorse di avere mancato l’apertura. Il portafogli scivolò silenzioso sul marciapiedi.
Forse sapete che NewYork non ha una buonissima fama, in fatto di portafogli, ma sarà stato per via dello spirito natalizio, della distrazione degli altri shopper del caso, quello rimase a lungo ignorato sul marciapiedi.
Lo vide e lo raccolse un signore, anche lui affannato nella corsa agli ultimi acquisti. Era un signore nei vari significati della parola, un uomo di mezza età, manager in una delle odiatissima megabanche di Wall Street.
L’uomo, troppo ricco per pensare di tenersi un portafogli altrui, lo aprì. Dentro c’erano 178 dollari in contanti, un po’ di monetine nella parte con lo zipper, due carte di credito, ma non la patente. S’infilò il portafogli nella tasca del cappotto.
Lo riprese il giorno dopo, nel suo luminoso ufficio a Times Square. Soltanto allora si accorse che una delle due carte di credito era stata emessa proprio dalla sua ultramegabanca.
Chiamò un assistente, un giovane, e gli disse di cercare l’indirizzo di Elizabeth fra i clienti. Cosa che l’assistente, lo chiameremo Franke, fece prontamente, perché voleva restare assistente del signore. “Che buffo”, gli disse soltanto, “è lo stesso nome della fidanzata che avrei dovuto sposare nel 2008”. E perché non la sposasti, gli chiese brusco, ma tanto umano, il capo. “Perché, ehm, aheeeem, insomma, nel 2008 lavoravo in un’altra finanziaria che fallì e persi il lavoro”. Ah, fece il boss.
Frank impiegò pochi secondi a trovare l’account di Liz nel super grande fulmineo computer e questa volta fu lui ad avere vertigini. La donna del portafogli era proprio lei, la fidanzata che, nel 2008 aveva dovuto andarsene e lasciarlo per cercarsi un lavoro in quei tempi terribili. Nel file, nella cartella elettronica, c’era naturalmente il numero di telefono. “Miss,umm,ahh,ehh ..”, disse lui buttando lì quel “Miss”, signorina, nella speranza che la voce di donna all’altro capo non gli rispondesse con un “Mrs, per favore”. “ Ahh, ehm, Miss Elizabeth Eccetera?”. “Yes”, disse lei, diffidente.”Il suo portafogli è stato ritrovato”. Liz lanciò un gridolino di gioia, subito fermato: “E lei chi è?”. Sono Frank Eccetera…”. Lunga pausa telefonica. “ Frank?!?! Sei tu?”. “ Si Liz, sono io. Ma come, ma come hai, ma tu, ma come … “.Risate e pianti. Frank e Liz si diedero appuntamento per la consegna del portafogli in una caffetteria su Broadway. Lui e lei rimuginando lo stesso pensiero: che non fosse possibile una tale serie di coincidenze, che forse lei aveva fatto apposta … che forse lui aveva saputo che lei e allora ….
Lasciamoli ai loro dubbi, soli in quella caffetteria su Broadway. Quello che posso dire, perché conosco Frank è che hanno fissato il matrimonio per il giugno prossimo e senza bisogno di sassolini sull’anello perché lei aveva sempre portato, e portava, quello che lui le aveva regalato al momento di chiederle di sposarlo. I tempi sono cambiati,  le università sono tornate ad assumere, le supermegafinanziare sono più solide. Il boss è umano. Non c’erano stati nessun diabolico piano, nessuna astuzia femminile tipo fazzolettino sfuggito alla damigella e nessun complotto maschile per seguirla a Madison Avenue.
Soltanto il caso, la fortuna, il destino, la confusione. E la scoperta che, a volte, anche i portafogli hanno un cuore.
(Mini-racconto di Vittorio Zucconi, da Supplemento a La Repubblica Anno 19°n.874 del 25/01/14, proposto e letto a Villa Cerillo il 31 gennaio’14 da Giusy Garbin)

Nessun commento: