Prima
di lasciare Uzès, voglio parlare della porta della cantina, in fondo alla sala
da pranzo. C’era in questa porta molto spessa, quello che si dice un nodo di
legno, o più precisamente, credo, il principio di un ramoscello che rimase
preso nell’acero. Il principio del ramo se n’era andato lasciando, nello
spessore della porta, un buco rotondo della larghezza del mignolo, che
affondava obliquamente dall’alto in basso. In fondo al buco, si distingueva
qualche cosa di rotondo, di grigio, di liscio che mi incuriosiva fortemente.
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Volete sapere cos’è? – mi disse Rosa mentre preparava la tavola, poiché ero
tutto occupato a entrare col mignolo nel foro per prendere contatto con l’oggetto.
– E’ una pallina, che vostro papà ha lasciato scivolare dentro quando aveva la
vostra età e che poi non si è potuta ritirare.
Questa spiegazione appagò la mia curiosità, ma eccitandomi nello stesso tempo ancor di più. Ritornavo continuamente alla pallina; affondando il piccolo dito, arrivavo a toccarla di misura, ma ogni sforzo per tirarla fuori la faceva girare su se stessa, e la mia unghia scivolava sulla sua superficie liscia con un piccolo stridore esasperante.
L’anno successivo, appena di ritorno ad Uzès, ritornai alla pallina. Nonostante le derisioni di mamma e di Maria, avevo lasciato apposta crescere smisuratamente l’unghia del mignolo, che alla prima prova riuscii ad insinuare sotto la pallina; una brusca scossa, e la pallina saltò nella mia mano.
Il mio primo movimento fu di correre in cucina e di cantare vittoria: ma, scostando subito il piacere che ricaverei dalle felicitazioni di Rosa, lo immaginai così piccolo che questo fatto mi arrestò. Rimasi qualche istante davanti alla porta, contemplando nel cavo della mano quella pallina grigia, ormai simile a tutte le palline, e che non aveva più nessun interesse dal momento che non era più nel suo alloggio. Arrossendo feci ricadere la pallina nel foro (c’è probabilmente ancora ) e andai a tagliarmi le unghie senza parlare della mia impresa a nessuno.
( Da “DIARIO “ di Andrè Gide - Letto a Villa Cerillo il 25 gennaio ’13 da LiviaG. )
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