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venerdì 3 maggio 2013

DONNE CHE AMANO TROPPO di R.Norwood


Presentazione di Dacia Maraini
Con il candore pratico di una buona massaia che insegna le ricette del buon mangiare per tenersi in salute, Robin Norwood in questo libro suggerisce alle donne le ricette contro il mal d’amore. Naturalmente non il mal d’amore qualsiasi, ma quello che nei libri si chiama “passione”, “perdizione”, “delirio”, e che lei con semplicità ha ribattezzato “troppo  amore”. Ma quand’è che si ama troppo? Quand’è che l’amore si trasforma in qualcosa di malsano, di pericoloso per la nostra salute fisica e mentale? “Quando essere innamorate significa soffrire, stiamo amando troppo,” risponde la Norwood, quando giustifichiamo tutti i malumori, il cattivo carattere, l’indifferenza, i tradimenti del partner, stiamo amando troppo. Quando siamo offesi dal suo comportamento ma pensiamo che sia colpa nostra perché non siamo abbastanza attraenti o abbastanza affettuose, stiamo amando troppo. Con questo tono pratico e dimesso la Norwood riesce a dirci alcune cose profonde e acute. Per esempio che, quando amiamo troppo, in realtà non amiamo affatto; perché siamo dominate dalla paura: paura di restare sole, paura di non essere degne d’amore, paura di essere ignorate o abbandonate … E amare con paura significa soprattutto attaccarsi morbosamente a qualcuno che riteniamo indispensabile per la nostra esistenza; amare con paura comporta oltre tutto la messa in atto di tutta una serie di meccanismi di controllo per “tenere l’altro nell’area del proprio possesso”. Ma da cosa nasce questa paura?
La Norwood suggerisce di guardarsi indietro, verso l’infanzia, a quando si sono fatti i primi conti con i ruoli familiari: amore per il padre, attaccamento alla madre, esperienze di violenza, terrore dell’abbandono. Quasi sempre, all’origine dell’eccesso d’amore femminile (questo libro, infatti, si rivolge soprattutto alle donne) c’è un trauma infantile. Se una bambina è stata trascurata o abbandonata dal padre, tenderà da grande a trovare un uomo che la trascuri e la abbandoni. Perché se una bambina ha subìto una violenza, farà in modo che questa violenza appaia e riappaia nei suoi giochi, “finchè non avrà in un certo senso l’impressione di avere finalmente superato quell’esperienza”. “Quali segnali si accendono tra una donna che ha bisogno che qualcuno abbia bisogno di lei e un uomo che sta cercando qualcuno che accetti di essere responsabile per lui?” E’ il disamore di sé, la sfiducia nel proprio valore, nelle proprie capacità, a creare nella donna la paura di non essere amata; e questa paura la porta ad accettare qualsiasi cosa dall’uomo che ha scelto perché la rassicuri. Così facendo, diventa dipendente dal giudizio di lui, dalla sua affettuosità, dai suoi umori. Solo l’amore cieco e assillante di lui potrà rassicurarla e farla ritenere degna di amore e di stima; qualsiasi segno di indifferenza o di tradimento sarà visto come attentato alla sua stessa esistenza. Da qui la sofferenza e la degradazione. L’inizio di una progressione  del male che non potrà che peggiorare: più si cercherà di essere rassicurati da lui e più lui tenderà a fuggire; e lei, per evitare questa fuga, si adatterà a fare da infermiera, da serva, da madre, da sorella, da confidente, da consolatrice, da aiutante. Ma l’aiuto non è che il lato bello del controllo, scrive la Norwood molto acutamente: chi ama troppo tende a cambiare la persona amata, perché diventi simile a ciò che lei vorrebbe che fosse; e per questo la terrà d’occhio, la sorveglierà, la seguirà, la asseconderà nel suo egoismo, tentando di tenerla prigioniera dentro il cerchio magico  dei suoi occhi e della sua voce. “In realtà speriamo che, riuscendo a controllare lui, saremo in grado di controllare anche i nostri sentimenti … E, naturalmente, più ci sforziamo di controllare e meno riusciamo a farlo”. “Molte donne commettono l’errore”, continua la Norwood, “di cercare un uomo con cui sviluppare una relazione senza aver prima sviluppato una relazione con se stesse; corrono da un uomo all’altro, alla ricerca di ciò che manca dentro di loro.” E, molto saggiamente, conclude: “La ricerca deve cominciare a casa, all’interno di sé. Nessuno può amarci abbastanza da renderci felici se non amiamo davvero noi stesse, perché quando nel nostro vuoto andiamo cercando l’amore, possiamo trovare solo altro vuoto”.  Ma allora, signora Norwood, che cosa consiglia alle donne che hanno la sventura di “amare troppo”? E lei, con la praticità di un’infermiera che non crede tanto alle astrazioni della scienza quanto alla pratica quotidiana, ci dice che dobbiamo ricordarci della favola de La Bella e la Bestia. Nella bella favola, una ragazza si innamora di un orso-leone dalla voce d’uomo, un essere bruttissimo ma pur capace di affetti. Il significato centrale della favola è l’accettazione, dice la Norwood: “L’accettazione è l’antitesi della negazione e del controllo. E’ la disponibilità a riconoscere la realtà per quello che è, e a permetterle di esistere come è, senza sentire il bisogno di cambiarla. Questo è il segreto di una felicità che non viene dalla pretesa di manipolare le cose e le persone che ci circondano, ma dalla capacità di sviluppare una pace interiore, anche di fronte alle provocazioni e alle difficoltà”. Ma perché tutto questo dovrebbe riguardare più le donne che gli uomini? Ebbene, perché le donne, per ragioni storiche, sono più portate a “pensare male di sé”. E’ stato loro insegnato che sono deboli, dipendenti per natura, paurose, fragili, bisognose di protezione e di guida. Alcuni di questi insegnamenti, per quanto superati, sono entrati a far parte dell’inconscio femminile. Quindi, “poiché di noi stesse pensiamo tutto il male possibile, vogliamo un uomo che ci faccia sentire migliori. Poiché non riusciamo ad amare noi stesse, abbiamo bisogno di lui per convincerci di essere amabili”.  E allora? che fare? Niente. Questo è il segreto. Niente. “Semplicemente, smettere di dirigere e controllare”, di fare le mamme, le serve, le infermiere e le assistenti. Rinunciare al controllo di chi vi sta vicino può provocare all’inizio in voi “ la sensazione fisica di cadere da una rupe”. Vi sembrerà di non avere più il controllo di voi stesse e sarete allarmate. In realtà , nessuno può controllare nessuno. Per questo la gelosia è insensata: il possesso in amore è un’illusione stupida, in nome della quale si fanno tante sciocchezze. Il libro, con le sue testimonianze molto precise e concrete, va preso come un manuale del genere “fai-da-te”. Molto utile in tempi di esperti, che si trovano a manipolare anche i nostri più segreti pensieri. Forse non si riuscirà tanto facilmente a liberarsi dalla mania di controllare l’uomo che si ama, e quindi dall’amarlo troppo. Ma anche solo lo sforzo sarà utile perché “ metterà in moto e svilupperà quel senso dell’indipendenza amorosa così prezioso ma ancora così impopolare presso la maggioranza delle donne”. E finirei con la bellissima citazione da Laing che la Norwood mette a chiusura del libro: “Nella vita c’è molta sofferenza, e forse l’unica sofferenza che si può evitare è la sofferenza di cercare di evitare la sofferenza”. (Dacia Maraini)
(Da “Donne che amano troppo” di Robin Norwood – Letto a Villa Cerillo il 26 Aprile’13 da LiviaG.)

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