C'è
nell'intimo di ogni essere umano, dalla prima infanzia sino alla tomba e
nonostante tutta l'esperienza dei crimini commessi, sofferti e osservati,
qualcosa che si aspetta invincibilmente, che gli si faccia del bene e non del
male. E' questo, prima di tutto, che è sacro in ogni essere umano.
Il
bene è l'unica fonte del sacro. Solo il bene è sacro, e quanto è relativo al
bene.Non è questa parte profonda, infantile del cuore che si aspetta sempre il bene, a essere in gioco nella rivendicazione. Il ragazzino che sorveglia gelosamente se suo fratello non ha avuto una porzione di dolce un po' più grossa della sua, cede a un movente sorto in una parte assai più superficiale dell'anima. La parola giustizia ha due significati molto diversi che si riferiscono a queste due parti dell'anima. Importa solo la prima.
Tutte
le volte che sorge dal profondo di un cuore umano il lamento del fanciullo che
il Cristo stesso non ha saputo trattenere: "Perché mi viene fatto del
male?", vi è certamente ingiustizia. Perché se, come capita spesso, si
tratta solo di un errore, l'ingiustizia consiste allora nell'insufficienza
della spiegazione.
Coloro
che infliggono i colpi capaci di provocare questo grido, cedono a moventi
differenti a seconda dei caratteri e a seconda dei moventi. C'è chi in certi
momenti trova voluttà in questo grido. Molti ignorano che viene cacciato.
Perché è un grido silenzioso che echeggia soltanto nel segreto nel cuore.Questi due stati d'animo si assomigliano più di quanto sembri. Il secondo è solo un modo indebolito del primo. Tale ignoranza viene accuratamente coltivata, in quanto lusinga e contiene anch'essa voluttà. Non vi sono altri limiti ai nostri voleri se non le necessità della materia e l'esistenza degli altri esseri umani intorno a noi. Ogni estensione immaginaria di questi limiti è voluttuosa, e così vi è voluttà in tutto ciò che fa dimenticare la realtà degli ostacoli. Ecco perché gli sconvolgimenti, quali la guerra e la guerra civile, che svuotano le esistenze umane della loro realtà, facendole simili a burattini, sono talmente inebrianti. E' anche per questo che la schiavitù è così piacevole per i padroni.
In coloro che hanno subito troppi colpi, come gli schiavi, sembra morta quella parte del cuore che il male inflitto fa gridare di sgomento. Ma non lo è mai del tutto. Solo che non può più gridare. E' immobile in uno stato di gemito sordo e ininterrotto.
Ma anche in coloro nei quali il potere del grido è intatto, questo grido non giunge mai a esprimersi né interiormente né esteriormente con parole coerenti. Il più delle volte, le parole che cercano di tradurlo suonano completamente false.
Ciò è tanto più difficile da evitare in quanto quelli che hanno più spesso occasione di sentire che gli si fa del male sono quelli che meno sanno parlare. Per esempio non c'è niente di più orribile che vedere in tribunale uno sventurato balbettare davanti a un magistrato che fa lo spiritoso in un linguaggio elegante.
Oltre all'intelligenza, la sola facoltà umana veramente interessata alla pubblica libertà di espressione è quella parte del cuore che grida contro il male. Ma siccome non sa esprimersi, la libertà per lei è poca cosa. Innanzitutto, bisogna che l'educazione pubblica sia tale che le fornisca il maggior numero di mezzi espressivi. Per la pubblica espressione delle opinioni ci vuole poi un regime che sia definito non tanto dalla libertà quanto da un'atmosfera di silenzio e di attenzione in cui questo grido debole e maldestro possa farsi sentire. Infine ci vuole un sistema di istituzioni che porti il più possibile alle funzioni di comando gli uomini capaci e desiderosi di intenderlo e di capirlo.
(Da “La persona e il sacro” di Simone Weil – saggio scritto nel 1942/43 – Letto a Villa Cerillo il 22 Febbraio ’13 da Adelaide Miriana)
Dal Web:
http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2012-12-14/persona-sacro-simone-weil-121945.shtml?uuid=Ab9c81BH http://librobreve.blogspot.it/2012/10/la-persona-e-il-sacro-di-simone-weil.html
http://www.avvenire.it/Rubriche/Pagine/Minima/Ma%20non%20basta%20una%20vita%20a%20comprenderele%20alte%20parole%20scritte%20da%20Simone%20Weil_20121006.aspx?Rubrica=Minima
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