Tunnkannock,
nella lingua degli indiani D’America, significa “incontro delle acque”. Infatti
il villaggio che porta quel nome è situato alla confluenza di due corsi
d’acqua, non molto importanti, in fondo ad una valle immensa, circondata da una
catena di monti coperti di boschi.
L’aria
è buona e la terra fertile. D’inverno il fiume che l’attraversa gela e la neve
ricopre la valle. A poche miglia dal villaggio sorgono alcune fattorie e grandi
allevamenti di bestiame. La più importante di tutte, però, è quella di Jack
Pearson, un irlandese che l’aveva ereditata dal padre, emigrato dall’Europa, il
quale l’aveva acquistata quando quei luoghi erano semiselvaggi e la terra
costava poco.Con gli anni e col lavoro tenace, Jack era riuscito ad ingrandire la fattoria e la vecchia casa del padre era stata trasformata in una dimora signorile a due piani, circondata da alberi d’alto fusto e un bel prato verde con l’erba sempre rasata.
Jack, da uomo caparbio, raramente ammetteva di avere torto. Era forte e ben piantato e fin da ragazzo si era abituato al lavoro. Ora però parecchi uomini lavoravano per lui ed egli si limitava a sorvegliare a cavallo l’andamento dei lavori, a dare ordini e consigli. Malgrado i suoi cinquant’anni conservava un’agilità ed una resistenza fisica notevoli. Aveva inoltre un buon fiuto per gli affari che però amava trattare sempre sul piano della lealtà e della correttezza.
Viveva felice in mezzo alla sua terra, con la moglie e la figlia Margy, una ragazza di vent’anni che frequentava l’Università e durante le vacanze trascorreva il suo tempo facendo grandi cavalcate, aiutando la madre nei suoi lavori domestici. Era una amazzone perfetta e il padre la osservava con compiacimento. L’unico suo cruccio era che non fosse nata maschio, allora sì che la sua felicità sarebbe stata completa. Almeno ci sarebbe stato un continuatore del suo lavoro, qualcuno a cui affidare la direzione di tutto quel ben di Dio. Una figlia era tutta una cosa diversa.
Un giorno o l’altro sarebbe venuto qualcuno, un estraneo, a portarsela via e allora addio sogni. Questa idea lo ossessionava da quando la ragazza si era fatta grande.
Quel giorno faceva caldo e Jack se ne stava seduto sul dondolo sulla veranda.In casa sua non avrebbe mai permesso che si installasse il condizionatore d’aria. Per lui il corpo umano era fatto per abituarsi al freddo e al caldo e nessuno sarebbe stato capace di fargli cambiare parere. La moglie, più giovane di lui di qualche anno, gli era seduto accanto sfogliando una rivista. Era una donna mite che raramente si opponeva alla volontà del marito per il quale aveva una vera adorazione. Sapeva bene che dietro quel suo modo di fare burbero e scontroso c’era un cuore d’oro, capace di gesti generosi e gentili. Egli smise di dondolarsi, depose la pipa sul tavolo al fianco e guardò il cielo che incominciava a rannuvolarsi. “Dov’è Margy?”, chiese alla moglie. “E’ andata giù al paese”. “A cavallo?”. “No, ha preso la macchina”. “Meno male, perché quel morello teme i temporali, lo rendono nervoso e se guardi quelle nuvole laggiù fra poco ne avremo uno coi fiocchi”. Guardò la moglie e si avvide che era imbarazzata. Ormai si era abituato a leggerle in faccia i pensieri. “Hai qualcosa che ti turba, cara? “. Lei ebbe un gesto di diniego. “Suvvia, non nascondermi nulla, te ne prego, tanto lo sai che ti leggo dentro”. “Ebbene si, debbo parlarti di nostra figlia, voglio farlo ora già che siamo soli”. Jack Pearson fermò la sedia a dondolo piantando i piedi solidamente a terra. “Qualcosa che non va? Chiese ansioso… la ragazza mi pare cosi felice e serena. Anche stamane era tutta sorrisi”. Cadde una pausa di silenzio durante la quale si senti un rumore di tuono lontano. “No, nulla di cui allarmarsi. Gli è che Margy vuole sposarsi. E’ innamorata,ecco”, fini tutto d’un fiato traendo un sospiro. Jack raddrizzò gli orecchi e divenne teso. Quello era per lui il momento temuto. L’ intruso che veniva a portargli via la figlia. Oh, ma avrebbe dovuto fare i conti con lui e non sarebbe certo stato facile per nessuno. “Allora è una tresca la vostra. Vi siete accordate insieme, madre e figlia dietro alle mie spalle per mettermi di fronte al fatto compiuto. Ma vi sbagliate di grosso se credete che io approvi cosi alla leggera. Eh, no, mie care , lo giuro su S. Patrizio”.
Quando Pearson giurava su S.Patrizio significava che aveva già preso la sua irremovibile decisione. “Il ragazzo è bravo e intelligente” azzardò la moglie. L’uomo pestò un pugno sul tavolo che per poco non si rovesciò. “Non m’ importa un corno che sia bravo e intelligente, sono altre le qualità che desidero in un genero. Sarà uno di quei tali che ti prendono la figlia e se la portano chissà dove e poi aspettano la mia morte per liberarsi del frutto del lavoro di due generazioni di Pearson”, fini sogghignando. A mano a mano che parlava la calma lo abbandonava. “E chi sarebbe questo bel tomo? Lo conosco, io?” Incalzò con durezza. La moglie abbassò gli occhi intimorita. Conosceva le collere del marito e non voleva certo provocarlo. “Si tratta del figlio del Giudice della Contea, Allister”. “Eh no, mie care. Conosco bene il giudice, un uomo retto ma un aristocratico che ha conservato anche qui in un paese democratico, la prosopopea inglese. Non ho alcuna simpatia per gli aristocratici. Nostra figlia non è fatta per quell’ ambiente,è nata qui, nella nostra terra, in mezzo al profumo delle erbe, come potrebbe adattarsi a vivere in città tra gli snobs. Sono certo che sarebbe infelice”. Sottolineò le ultime parole in tono perentorio. “Non ti dimenticare che nostra figlia frequenta l’Università, quindi è abituata a stare in mezzo agli snobs, come dici tu”. Il marito si alzò di scatto, si mise a passeggiare nervosamente per la veranda. Più pensava al fatto, più si irritava. Maledetta la volta che ho mandato mia figlia all’università, si disse. Doveva immaginarselo che sarebbe andata a finire cosi. E tutto per l’ambizione della madre. Si avvicinò alla moglie con fare iroso: “Sarai contenta di quello che hai fatto” , urlo fuori di sé. Lei sollevò il viso e guardò il marito con occhi imploranti. Quando lo guardava cosi lui finiva sempre per intenerirsi. “Beh, cosa c’è ora? Ho detto qualcosa che non è vero?” “Io mi preoccupo della felicità di nostra figlia. Non è bene contrariare una ragazza della sua età. Non si può mai sapere quali reazioni si possono suscitare anche se ha di te il massimo rispetto. E poi vivaddio non mi pare giusto interferire sul suo avvenire. Ti ricordi quando tu mi hai voluto? C’è stato qualcuno capace di fermarti? Neanche tuo padre ci riuscì e si che di testardaggine ne aveva anche lui quel brav’uomo”. Jack scosse la testa. “Va bene, voglio conoscere il ragazzo. Tanto è questo che volevate madre e figlia”. La moglie gli andò vicino, si strinse a lui con tenerezza. Egli le passò il braccio muscoloso intorno alla vita. “Con questo non prometto niente, sia ben chiaro. Voglio parlare a lungo con questo signorino e sarà inutile prepararlo al colloquio, tanto sai bene che so scavare dentro alla gente”. Come aveva previsto Jack, il cielo era ormai rannuvolato e i tuoni si susseguivano a catena. In un attimo la pioggia incominciò a scrosciare violenta. Il vento piegava i rami degli alberi. In lontananza si udì il rumore della macchina che sopraggiungeva e poco dopo Margy frenò davanti alla palazzina. Vide il padre sulla veranda intento a sistemare le sedie, attraverso il finestrino aperto gli grido: Metto la macchina in garage e rientro subito papà”. Pearson non rispose e continuò a fare il suo lavoro. La ragazza giunse di corsa con il viso accaldato. Era veramente bella. I capelli biondi, spartiti nel mezzo le ricadevano sulle spalle, gli occhi verdi, la figuretta snella, le gambe lunghe e perfette, davano una immagine di grazia. “Sembra un temporale coi fiocchi” disse appena fu dentro casa. La madre le si fece incontro sorridendo. “Meno male che sei tornata in tempo, cominciavo a stare in pensiero”. “Non devi farlo, mamma, sai bene che sono prudente e poi da queste parti le strade sono poco frequentate”. La madre le posò le mani sulle spalle guardandola fissa con gli occhi ridenti. “Ho parlato con tuo padre…. disse con aria di trionfo…. si è deciso a conoscere il tuo ragazzo. Sono riuscita a farlo ragionare. In fondo è un brav’uomo; un po’ cocciuto, ma ti vuole tanto bene”. Margy era esultante e abbracciò la madre con tenerezza.”Sei stata meravigliosa, mamma, una diplomatica perfetta”. La madre sorrise. “No la diplomazia non c’entra. Capirai, dopo tanti anni, credo di conoscere tuo padre”. L’incontro avvenne il giorno dopo. C’era un bel sole e faceva caldo. La vallata era un mare di verde. Il figlio del Giudice arrivò in una lussuosa Cadillac azzurra decapotabile e quando si trovò di fronte a Person, sotto il suo sguardo scrutatore, ebbe un momento di esitazione, ma subito si riprese. Senza più esitare disse con accento sincero: “Signor Pearson, lei già saprà perché sono qui. Amo Margy e vorrei sposarla, farla felice. Passando con la macchina ho visto ciò che lei ha creato qui con la sua tenacia e la sua fatica. E’davvero meraviglioso. E’ la migliore fattoria di tutta la Contea; può essere orgoglioso di quello che ha fatto. Margy mi ha parlato tanto di lei che mi sembra di conoscerla da sempre”. Come preambolo non c’è male, si disse Pearson. Il ragazzo ispirava simpatia a prima vista. Aveva un viso leale e aperto. Non si dava arie, non assumeva atteggiamenti di superiorità. E poi sembrava un tipo deciso, pieno di energia. “Bene, bene giovanotto, facciamo pure quattro chiacchiere insieme, tanto per schiarirci le idee. Credo sia meglio per tutte e due, anzi, per tutti e quattro, dato che in questa faccenda c’entrano anche mia moglie e mia figlia. “Ne sarà felice, signor Pearson, un uomo come lei, con la sua esperienza può insegnarmi tante cose anche se io sono laureato in agraria”. Al sentir questo Pearson si fece attento e il suo viso assunse un atteggiamento interessato. Davvero strano che quel ragazzo avesse studiato agraria. Certo non era affatto uno snob. “Vorrei che lei mi mostrasse la sua fattoria. Io amo la terra, fin da bambino mi sono sentito attratto verso la natura che offre all’uomo tante meraviglie”. Pearson andava in solluchero anche se cercava di mantenersi sulle sue. Perbacco, gli piaceva sentir parlar cosi. “Lei sa andar a cavallo? Chiese incerto. “Naturalmente, si, non dico di essere un cow boy, tuttavia so destreggiarmi abbastanza bene”. Allora andiamo”. Jack chiamò un mozzo di stalla, fece sellare i cavalli . Cavalcarono per oltre un’ora, soffermandosi ad osservare gli uomini che guidavano i trattori, visitarono i silos di grano, le stalle, il grande allevamento di polli, percorsero i sentieri lungo i frutteti scambiandosi pareri, parlarono di raccolti, di mercati, di futuri sviluppi. Decisamente il giovane Allister sapeva il fatto suo. Era chiaro che aveva studiato con amore e che conosceva i problemi profondamente. Ora sembravano due vecchi amici e quando ritornarono erano già in gran confidenza. “Ora possiamo permetterci un buon sorso di whisky” disse Pearson asciugandosi il sudore, appena furono in casa. Quando Margy Pearson guardò in viso il marito sentì il cuore batterle forte. Era certa che il ragazzo lo aveva conquistato. Margy rimase in disparte incerta sul da fare. Si vedeva che la presenza del padre la intimoriva. Ma Jack seppe trarla subito d’impaccio. “Hai scelto bene, ragazza mia” esclamò in tono allegro…”sono veramente contento per te. Trattieni Allister a pranzo cosi avremo un po’ più di tempo per discorrere insieme”. Subito la ragazza comunicò la notizia alla madre, che intanto si era ritirata in cucina e per poco non scoppiò in lacrime. “Papà è un uomo meraviglioso, ha capito subito che James è un ragazzo a posto. Io ne sono immensamente felice, non avrei davvero voluto dare un dispiacere a papà.” “Suvvia, Margy, non perdiamoci in chiacchiere, lascia gli uomini soli, noi ci daremo da fare per preparare un pranzetto coi fiocchi. Tu sai che cosa piace a James?”. “Si mamma”. “E allora sotto, facciamoci onore. Una brava cuoca fa sempre piacere a un marito, ricordalo”. Il pranzo fu davvero squisito. Sia James che Jack complimentarono le donne. La tavola era stata preparata come un pranzo di gala. Bessy, la cameriera negra, era tutti sorrisi e copriva Allison di attenzioni. Pearson mulinava per il capo un pensiero e siccome non gli riusciva mai di tener dentro ciò che pensava buttò fuori all’improvviso la domanda. “Mi dica francamente, James, dove vorrebbe sistemarsi una volta sposato?”. La domanda cadde nel silenzio. Madre e figlia rimasero con il fiato sospeso. Questo è lo scoglio maggiore, pensavano. Si vedeva benissimo che James era imbarazzato anche se cercava di apparire disinvolto. “Ecco, signor Pearson io avrei un progetto, sempre ben inteso che lei lo approvi. Vorrei sistemarmi in questo luogo sereno dove sua figlia è cresciuta e dove credo potrebbe continuare ad essere felice”. Pearson arrossì e per poco non gli spuntarono le lacrime agli occhi. “Lei vorrebbe davvero stabilirsi qui?” domandò con voce arrochita. “Se lei lo approva, si. Credo che insieme potremo fare grandi cose. Con la sua esperienza e con i risultati che ha ottenuto non c’è da dubitarne”. “Benedetto figliolo, che S. Patrizio la benedica. C’è tutto il piano superiore della villa a vostra disposizione ed è tutto arredato. Se poi l’arredamento non vi garba, lo potete cambiare, ciò non è affatto un problema. Ci sarà posto anche per i vostri figli”. Si avvicinò alla moglie, la baciò in fronte con commozione. “Sono felice, Margy. Ora sono certo che quello che io e mio padre abbiamo fatto continuerà nel tempo. Vieni lasciamo i ragazzi soli, forse hanno anche loro qualcosa da dirsi”. Prese la moglie sottobraccio, insieme uscirono sulla veranda. C’era tanta luce che pioveva giù da un cielo azzurro senza nubi. (Da “I CONTEMPORANEI’72”-Antonio Lalli Editore )- Letto a Villa Cerillo il 28 Dic’12 da MargheritaM.
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