Recensione di Claudia C.
Ci troviamo in un'estate
di un paesino della Sardegna, Crabas, dove i bambini giocano in strada scalzi e
la sera i grandi si riuniscono sull'uscio delle porte a raccontare storie. Ci
sono Giulio, Franco e Maurizio dodicenni alle prese con avventure allo stagno a
costruire zattere di polistirolo, ginocchia sbucciate e vento in faccia delle
corse in bicicletta. Sono bambini provenienti da famiglie diverse ma resi
fratelli dal giocare insieme, una fratellanza che “non sta in debito con
nessuna madre”, protagonisti di un Noi che è un tempo condiviso e resta per
sempre.Chi di noi leggendo questo romanzo non viene trascinato nei ricordi della propria infanzia con la dolce nostalgia che fa ricordare i pomeriggi insieme agli amici di gioco?
Ed inoltre, forse senza farci caso, raccontando dei nostri ricordi non ci ritroviamo a parlare usando un plurale, il Noi ?! E’ perché non c’è gioco, marachella, emozione che non sia stata vissuta, divisa e condivisa da quel gruppetto di ragazzini che eravamo, una famiglia non per legami di sangue, ma per sogni, progetti, avventure, entusiasmi, prime esperienze vissute insieme.
Una delle cose più belle che ci regala sicuramente il libro è proprio la possibilità di concedersi un ritorno nel tempo ,come se le avventure di quei ragazzi fossero state anche un po’ le nostre, e ricordarsi che in fondo si può essere “pirati e regine per sempre in qualche posto dell’anima”.
Ma dietro quello che può sembrare solo un piacevole romanzo breve sulle avventure di un gruppo di ragazzini c'è anche molto altro...
La Murgia passa agevolmente e con grande delicatezza dalle descrizioni di scene di vita del paese a quelle degli stati d’animo dei personaggi, quasi come se si fosse in un film, con sullo sfondo le vicende e le consuetudini di un piccolo borgo sardo e dinanzi i pensieri e le emozioni di chi si trova in quella vita.
Ci mostra il ruolo dei nonni, maestri di vita silenziosi e le difficoltà di una scelta, quella di emigrare per il lavoro, con il dolore di genitori nascosto da quelle che possono sembrare solo le solite chiacchiere attorno allo stagno perché “l’ orfanitudine senza lutto dell’essere figlio di un emigrante” nell’estate dei dodici anni non la si capisce.
La fede fatta di statue di Santi agghindati per la festa, processioni e canti, e parroci in lite.
C’è il tema della difficoltà di comprendere chi siano gli altri, quelli all’infuori del Noi.
“Loro sono quello che noi non siamo” e poi scoprire che invece si può andare di nuovo tutti insieme a cacciare gli uccelli, senza bisogno di scuse e perdoni ufficiali, anche se “ogni tanto quel plurale va passato ad un setaccio più sottile”.
Forse l’incontro è proprio questo, stare insieme ed essere al contempo se stessi , ed ancora, l’incontro può essere anche quello che avviene in noi stessi nel passaggio dalla nostra età di bambini a quella più grande, l’incontro di quello che siamo stati fino quel momento e di quello che stiamo per diventare.
La Murgia ci regala con bravura stilistica e abilità descrittiva la possibilità di vivere, anche solo per il tempo della lettura delle sue pagine, in un piccolo borgo della Sardegna di qualche anno fa e sentircene parte, come se seduti su una sedia a “prendere il fresco” la sera ci fossimo anche noi.
Ci fa inoltre riflettere su cosa significhi il Noi nella nostra vita di oggi e cosa sia significato quando eravamo bambini, una riflessione che può portarci a capire come a legare delle persone possa esserci altro aldilà del “condividere il cognome di un padre”, ma un grado di fratellanza diversa data dalla condivisione di esperienze di vita, una “più alta dimensione di parentela”, che può verificarsi solo se siamo disposti ad “accogliere” ( d’altronde tema fondante del nostro Cantuccio Letterario) e può regalarci un Noi che resta per sempre dentro la nostra anima, un tesoro prezioso.
Claudia C.
Dal WEB:Dal Sito di Michela Murgia: L'incontro, il racconto lungo (o romanzo breve) il cui nucleo è stato scritto per il Corriere della Sera .. E' la storia di una piccola comunità rurale convinta di possedere un nucleo identitario inattaccabile dall'esterno, un mondo autarchico dove è sempre possibile sapere dove finisce il "noi" e dove cominciano "gli altri". Ma cosa potrebbe accadere se invece lo straniero arrivasse da dentro? Lo scopriranno tre ragazzi a loro spese, imparando a colpi di fionda che stare insieme non è facile (nè logico) come sembra. http://www.michelamurgia.com
E ancora, è particolare questo LINK con intervista alla Murgia : http://letteratitudinenews.wordpress.com/2012/06/14/lincontro-di-michela-murgia .. “No. Le storie si raccontano se qualcuno te lo chiede. Quando, da bambini, ci sedevamo davanti alla porta di casa c’era sempre uno che, dopo un momento di silenzio, diceva in sardo: “Nonna, accendi il racconto”.Come se fosse fuoco per scaldare gli altri.”
..Sull’Autrice : Michela Murgia scrive immergendoci nella precisa osservazione di cose minime e importanti, quelle che danno il succo di una percezione e la sua capacità d’imprimersi nella memoria. Raccoglie immagini esatte e le sospinge nello sguardo del lettore, e tale qualità rende la sua scrittura una specie di storyboard disegnato tramite le parole. Mai compiacimenti stilistici né toni oracolari, bensì una cura quasi materna all’attinenza figurativa del dettaglio…. Una poetica parabola sulla crescita e un amarcord di spiritata leggerezza.
(Leonetta Bentivoglio, la Repubblica)
http://www.einaudi.it/speciali/Michela-Murgia-L-incontro
http://www.leultime20.it/lincontro-di-michela-murgia
http://www.sololibri.net/L-incontro-Michela-Murgia.html
http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2012/09/18/lincontro-di-michela-murgia
6 commenti:
Un piccolo grande Libro, per me, in cui il concetto del “noi”, inteso, infantilmente, come appartenenza in sudditanza per il predominio di una parte, si evolve in quello più adulto e rafforzante dello “ stare insieme riconoscendo "l’altro" e relative diversità”.. per ritrovarsi nell’oltre i singoli accadimenti. Nella famiglia, nel politico, nel sociale … “stare insieme” non è facile … ma val la pena cercare di comporre il “noi” …. è un faro di buona, calda luce!
Anche noi al Cantuccio ..se leggiamo lasciando uscire le ns. emozioni, “accendiamo l’atmosfera” ed è bellissimo !
All’inizio si fatica un po’ a prendere confidenza con queste modalità di lettura ( in genere abbiamo sempre letto da soli ) .. ma , più si familiarizza con la Lettura ad Alta Voce .. più si ricrea “l’esperienza antica e popolare del conoscere e conoscersi raccontando”!
Piccolo (per il numero di pagine) grande libro di Michela Murgia . Scorrevole, esilarante già dalle prime pagine , coinvolgente, si legge d’un fiato , fa venire la voglia di vedere come va a finire la storia . E alla fine si resta con il dubbio : è tutto vero ? E’ pura fantasia? C’è forse qualcosa di vero e qualcosa di inventato? Piccoli piacevoli dubbi che ronzano per la testa dopo aver finito la lettura.
Al di là della piacevolezza del racconto è forte il messaggio dato .
Nelle disparità di pensiero, di appartenenza, di credenze insite in ogni persona ed in ogni comunità va ricercato “ l’incontro”; vale l’antico detto “bisogna costruire ponti non innalzare muri”.
I protagonisti della storia, quando tutto sembrava irreparabile, quando il muro innalzato sembrava diventato altissimo, hanno saputo abbatterlo ed hanno costruito un ponte , hanno capito che , nel rispetto reciproco della diversità, è sempre possibile trovare un punto comune d’incontro per convivere in pace, amore ed amicizia.
Ho ritrovato in questo libro ,in chiave leggera e a tratti decisamente comica, l'incanto dello stile della Murgia che già avevo apprezzato nell 'Accabadora, una scrittura senza fronzoli,nessuna parola in più del necessario .Protagonista..oltre i ragazzini e il paese di Crabas, il pronome Noi,"prima persona plurale".Il noi dei ragazzi,che include ,fa gruppo,protegge,e incoraggia esperienze anche spericolate proprie di quell'età , e il noi degli adulti,falsamente innocuo e bonario usato però alla prima occasione per distinguersi dagli altri per aprire le ostilità ..per sentirsi migliori..
Altra piccola riflessione dopo la lettura de “L’Incontro” della Murgia…
Dopo molti anni in cui l’”Io” edonistico ha prevalso sul concetto di “Noi” , dopo aver pensato a raggiungere solamente il benessere personale fregandosene di quello che succedeva al di fuori del nostro bozzolo , in questo periodo così difficile dobbiamo riconquistare il concetto di “Noi”.
Con il senso del “Noi”, con la condivisione e non con la separazione, è probabilmente possibile superare e vincere le avversità che in ogni ambito della vita ( lavorativo, sociale e personale) sarebbero insormontabili se affrontate da soli.
Ero all’inizio poco interessata a questa storia, che parte con la descrizione dei giochi di 3 ragazzini di un piccolo paese della Sardegna, Ho poi scoperto, con grande stupore, che in realtà veri protagonisti sono 3 pronomi: ’Io”, “Noi” e “ Loro” …. facilmente in conflitto. Il racconto si arricchisce strada facendo di tutti i componenti di quella piccola comunità fino a concludersi, grazie al buon senso dei ragazzini stessi, con la vittoria di un “NOI” più maturo e ampio, che porta alla condivisione e non alla separazione . Apparentemente insignificante è in realtà un racconto bello e divertente!
I giochi dell'infanzia .. ci uniscono x sempre .. quanto meno nel ricordo .. http://www.facebook.com/media/set/?set=a.466848300019732.92779.304317652939465&type=1#!/media/set/?set=a.466848300019732.92779.304317652939465&type=1
Posta un commento