Mi limito a segnalare questo Link http://www.caosmanagement.it/art52_10.html particolarmente significativo per “incontrare”Sebeto e Vi rimando agli altri interventi nei commenti, a fine articolo, di alcuni partecipanti al Gruppo di lettura nonché ad altre considerazioni espresse nei commenti a “Spesso mi chiedono cosa sia la Poesia” di Mimmo Grasso.
Vivo è stato il confronto su questo testo e la partecipazione di tutti! Ringrazio nuovamente Mimmo Grasso di questo bel regalo!
Marzullann
6 commenti:
Raccogliere e per giunta sintetizzare in poche righe un commento ad un libro di codesta levatura, inteso sia dal lato culturale che da quello meramente poetico, è cosa ardua e a dir poco difficile.
In esso, quello che colpisce e trafigge interiormente il povero lettore sprovveduto, è l’immenso amore (e odio)che traspare in ogni verso, per la città di Napoli e per la sua mortificata gente. L’amore che lo scrittore trasmette ai suoi lettori con tutti i suoi sensi, immedesimandosi e soffrendo egli stesso per le vessazioni, le intimidazioni e, soprattutto, per l’inerzia che caratterizza e che ha sempre contraddistinto il popolo napoletano…è reso tangibile dalle modalità stesse del suo esprimersi, in puro lessico napoletano e ricercando, anche in forma giocosa, termini allocuzioni ed avverbi a dir poco sconosciuti a noi, poveri comuni lettori.
Joseph Tusiani (scrittore contemporaneo pugliese), amante e cultore del dialetto, afferma:”il linguaggio dialettale si assorbe con il latte materno e diventa l’essenza stessa del ns. vivere e parlare…. Nessuno ce lo insegna o suggerisce”.
Ebbene, ciò rende il poetico”Sebeto”ancora più bello e invitante ad immergersi nella sua lettura col massimo distacco dal mondo esterno.
In esso si ritrovano le radici stesse di Napoli: i suoi primi tormenti e le lotte per emergere dalla “mota”puzzolente in cui spesso ha rischiato di affondare e non sempre per sua sola colpa.
Napoli, proprio come un oggetto sporco, ha sentito molteplici volte il bisogno di mondarsi in acque pulite…per dilavare lo strato di oppressione storica da cui è schiacciata da troppo tempo, ormai.
Per Mimmo Grasso la novella Partenope è pronta ad elevarsi, per riacquistare i suoi valori morali trafugati da molteplici mani. Tuttò ciò è raggiungibile solo non autocommiserandosi più, lasciando quella apatia ed accidia che l’hanno caratterizzata per tanto tempo e comunemente sintetizzate nei ripetuti “è a ciorta” o ..”po’ verimmo” o.. “va’bbuò”!
E’ doveroso ringraziare l’autore Mimmo Grasso per questa sua opera: bella, interessante, culturalmente elevata.
Prima di cominciare la lettura di “Sebeto” ( Un fiume scomparso? È mai possibile?E se è scomparso sarà stato un fiumiciattolo da niente, perché mai sarà così importante?), libro che ci è stato generosamente donato dal suo autore, il poeta Mimmo Grasso durante un incontro del venerdì a Villa Cerillo, ho voluto soddisfare le mie curiosità di tipo scientifico-geografico.
Cerco notizie dal web : discrepanze di studiosi e/o pseudo tali sull’ubicazione delle sorgenti, il percorso , la foce. Scaturiscono invece preponderanti le leggende, i miti , i culti che il popolo napoletano aveva per il Sebeto ( il dio Sebeto come il dio Nilo?)
Quasi quasi mi viene da considerare il Sebeto come frutto dell’immaginazione umana se non fosse per il fatto che penne troppo illustri hanno parlato del fiume scomparso : Giunio, Columella e Papinio Stazio per primi.e poi Virgilio, nel VII libro dell’Eneide lo chiamò “Sebthide Ninpha” e, nell’età umanistica, Boccaccio, Pontano e Sannazzaro battezzarono il fiume che in origine era chiamato Rubeolo, con il nome di “Sebeto”.
Poi su Wikipedia leggo :” Attualmente l'unica traccia visibile in superficie del fiume Sebeto si trova nella zona orientale della città e precisamente prima di arrivare al Ponte della Maddalena, in via Francesco Sponsilli appena si svolta da via Ferraris. E' un tratto di una ventina di metri d'acqua fetida e colma di rifiuti situato sotto un ponte della Tangenziale.”
Quindi Sebeto come metafora di Napoli .
Mimmo Grasso, profondo e sensibile conoscitore della lingua , della storia e della cultura napoletana (e non solo), con la sua scrittura cruda, straziante, estrema, penetra nel profondo della cultura del suo popolo e ne sviscera le colpe ma nello stesso tempo ne rivela le sofferenze e le contraddizioni e ne cerca una assoluzione.
Oggi , per il mondo intero Napoli è vista come il Sebeto di Wikipedia.
Mimmo Grasso nella ricerca del Sebeto , l'antico fiume ricco di acqua purissima che scorre sicuramente da qualche parte nelle viscere della città, intende ricercare la dignità di Napoli e del suo popolo.
Non è stato facile per me leggere questo libro. La lettura in gruppo ad alta voce in questo caso è stata fondamentale per capire e per confrontarmi sul testo, quindi ancora una volta “lunga vita al Cantuccio Letterario ed agli Incontri con l’Autore” !
La Napoli di Mimmo Grasso non è la Napoli delle cartoline, del Vesuvio, tutta pizza e mandolino; è una Napoli che ancora grida e ribadisce le sue origini autenticamente popolari che risalgono ad epoca più Greca che Romana , la stessa che incantò Virgilio e Leopardi e che, purtroppo, è oggi sepolta da “monnezza e camorra”.
L’autore compie un atto di denuncia utilizzando come metafora la sparizione del fiume Sebeto: è una denuncia da Artista!!
Grazie a Mimmo Grasso ho scoperto l’esistenza di questo fiume, a me sconosciuto, come avvolto in un mistero. Alcune pagine di questo libro mi hanno fatto pensare a “Napoli” come vissuta e appartenuta un tempo a “due Mondi”, uno mitologico e l’altro alieno.
Oggi il popolo napoletano sembra emerso, come per incanto, assaporando l’amaro e il dolce attraverso i colori della vita e attraverso i personaggi che Mimmo cita in alcuni versi della sua poesia:Enea, la Sibilla, Partenope,Edipo,Teseo, Minotauro, e ancora di più.. Omero, Sofocle, Dante, Beatrice, Virgilio; e poi mi chiedo .. non potrebbe esserci qualcosa di cosmico nella nostra origine? E come dice l’Autore stesso: il mio popolo è mio se diventa suo- il mio popolo è suo se diventa mio! Grazie Mimmo.
“Sebeto” è un libro che non si finirà mai di leggere. E’un testo in movimento, un fiume in piena che straripa di letteratura, di mitologia,..di storia di Napoli.Raccontato su di un palcoscenico in cui il protagonista assoluto è il popolo napoletano, con le sue superstizioni, i suoi drammi e la sua comicità … mi emoziona come “napoletana verace”. Lo sto leggendo perché è davvero un valido approfondimento sulla storia “del mio popolo”, come afferma l’Autore stesso: Il mio popolo muore di vivere- il mio popolo vive di morire- idem- il mio popolo è filosofo del tempo: pe mò, po’ verimmo!!
Ho provato a leggere "Sebeto" e ad una prima saltellante lettura, come al mio solito, ho trovato tante definizioni argute con cui concordavo, ma il senso del testo l'ho scoperto con la lettura in Gruppo, ad alta voce. Ascoltato con gli altri, letto per gli altri ha svelato finalmente il suo significato: la sua poesia. D' altra parte è un testo teatrale,quindi, ha bisogno di una platea. Ottimo testo per questa esperienza!
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