Première Face: identità reattiva ( per fare un esempio: “Terrone è bello”)
Eh! Adesso è facile: adesso tutti ne parlano. Adesso tutti lo vogliono. Tutti convertiti, tutti fulminati sulla strada di Damasco, pardon, di Gemonio ( oddio, mi accorgo, adesso, che fa rima con demonio!) come il “Gran lumbàrd” di Cassanmagnago o, persino, il Ministro dell’Interno. Tutti hanno scoperto il PRESEPE: simbolo dell’identità cristiana degli italiani. E da quando, poi?
Meno male, ha finito di essere una” cattiva abitudine dei meridionali”, di quelli che “volevano colonizzare” il nord con i loro oggetti di cattivo gusto e le loro usanze arretrate e pagane obbligando “ i settentrionali”a scegliere, perciò, di allestire un bell’albero di Natale per celebrare la propria eleganza nordica e moderna!
Ma noi non abbocchiamo: non ci siamo vergognati ieri e non permetteremo che il presepe diventi un ostaggio di qualcuno oggi, perciò noi ce lo facciamo, come sempre, come vogliamo noi e come piace a noi!
1. Questo è un Presepe, di famiglia mista, in terra longobarda, allestito secondo il modello tipicamente napoletano.
2. Di ispirazione cristiana non si adatta agli adoratori del dio Po e che celebrano il culto pagano della sacra ampolla riempita alle sorgenti del Monviso.
3. Abbiamo cercato di alloggiare il meglio possibile Maria e Giuseppe considerando che vengono da fuori per il censimento e non hanno trovato posto in alberghi o case, nella disorganizzazione tipica di un’amministrazione lontana e oppressiva.
4. La grotta adibita a stalla è quanto hanno potuto trovare e la mangiatoia è sufficientemente bassa per non far spezzare la schiena alla giovane mamma e all’anziano ( così si dice ma non pare del tutto vero) papà. Due animali umili, laboriosi e pazienti garantiscono il calore necessario al benessere del neonato che, oddio, potrebbe essere persino come Ciro: niro, niro comm’a chè!
5. L’atmosfera intorno è, insieme, raccolta e festosa: ci sono i pastori: gli impuri che, addirittura, non potevano entrare nel tempio e i contadini che portano omaggi; le villanelle, i commercianti, i negozi e i negozianti, i ristorati e i ristoranti ( e anche i ristoratori, o viceversa) , l’ubriacone nella taverna dove, magari, lavora un lavapiatti egiziano. C’è il gregge e il custode del gregge che ogni tanto sonnecchia e il bottaio che urla a dei briganti : “Ohè ma che fate? Questo è il mio carro da trasporto, mica il Carroccio di Alberto da Giussano che, poi, non si sa neanche bene se sia mai esistito!
6. E…in arrivo: i Magi … Proprio quei tre: i cosiddetti magi, che vengono -con i dromedari!- da quel casino che è il Medioriente; pensionati che non avevano niente da fare. Invano hanno tentato di dirottarli su Botticino dove avrebbero trovato Jolanda e l’Auser ma loro hanno detto: “Dopo, dopo! Adesso ci interessa Betlemme: casa del pane…anche se, per la verità, il prezzo oggi è troppo rincarato”
Gaspare- l’abbronzato- è il più giovane porta la mirra, non sappiamo bene che cosa sia o a che cosa serva ma ci fidiamo.
Melchiorre porta l’oro sollievo dalla povertà così - mannaggia a miseria!- a Natale e in
tutte le feste comandate sappiamo cosa regalare.
Baldassarre, che cosa porta? L’incenso dall’India. Buono, buono pure questo: rende
l’atmosfera new age nelle nostre case, altro che maestà divina!
7. Certo, i poveri pastori delle Prealpi, sono un poco imbarazzati quando si avvicinano alla grotta e sbirciano nella mangiatoia: “Oh, Gesù, questo è palestinese! Oh, Gesù, e questo è anche un poco scuretto! Allora è un emigrato! ( Oppure: O Gesù, ma, fusse n’emigrato!)
La stella cometa, un poco meno luminosa a causa dell’inquinamento, trova un po’ di difficoltà ad appoggiarsi da qualche parte mentre gli angeli, in gloria, fanno la spola tra la terra e il cielo a dispiegare in continuazione lo striscione con la scritta “Pace in terra agli uomini di buona volontà” sperando che ancora ce ne siano!
Seconde Face: “L’è el mé”
Eh, no! Adesso basta: è ora che ne parliamo apertamente. Se no, a cosa è servito che dopo tanti strilli ci siamo convertiti, ci siamo lasciati fulminare sulla strada di Gemonio dal nostro “Gran lumbàrd” di Cassanmagnago e persino dal Ministro dell’Interno che sono maestri nel girare la frittata a secondo delle loro, pardon, delle nostre, convenienze. E’ ora di affermare con decisione che il PRESEPE è nostro: simbolo dell’identità cristiana degli italiani che discende direttamente dall’identità celtica ( come gli ospedali per la cura della sifilide chiamati, appunto, “ospedali celtici”) di cui siamo fieri portatori ( dell’una e dell’altra).
Nato tra le montagne della Valtellina, diffuso in tutte le chiese di Sondrio e di Varese, il presepe trova la massima espressione artistica in quel di Treviso grazie al grande artista Gentilini (sic!) innovatore di tante figure di antichi pastori tra cui “il cacciatore” che spara agli immigrati travestiti da conigli.
Ha finito di essere una” cattiva abitudine dei meridionali”, di quelli che “volevano colonizzare” il nostro nord con i loro oggetti di cattivo gusto e le loro usanze arretrate e pagane e che, per difendere la nostra creativa autonomia, ci obbligavano a imitare gli abitanti di Andorra, del Liechtestein e gli Svizzeri, popoli notoriamente evoluti nell’arte bancaria, allestendo un bell’albero di Natale per celebrare la nostra eleganza nordica e moderna. Ma questi pini, o abeti, indifferentemente, se naturali, ci fanno disboscare i nostri bei boschi, e, se artificiali, fanno riempire le tasche di quei musi gialli dei cinesi, perciò, in difesa dei nostri alberi, dei nostri schei e delle nostre donne ( non si sa mai, qualche pastore Rom o Rumeno che passasse per il nostro presepe, che quelli si infilano dappertutto), il presepe ce lo facciamo come vogliamo noi e come piace a noi anche se “L’Avvenire”, “Famiglia cristiana” e “Il Messaggero di sant’Antonio” non pubblicheranno le sue foto e non ci daranno l’autorizzazione a costruirlo . Ma questo non ci preoccupa troppo: faremo una bella legge ad hoc, anzi, “ad presepem”. Non è la nostra specialità ma, per questo, abbiamo un amico espertissimo!
1. Questo è un Presepe, per famiglie rigorosamente padane, in terra celtica e, per incidente, longobarda, allestito secondo un piano regolatore approvato per difendere il nostro paesaggio, i nostri fiumi e le aree industriali che, come è noto a tutti, nell’ultimo cinquantennio sono stati stravolti dagli amministratori napoletani trasferitisi in massa nelle sedi dei nostri comuni e dei nostri campanili.
1. I suoi pastori-abitanti sono adoratori del dio Po… E con questo?
2. Il fiume che vedete occupare tutta la scena, dalla Val d’Aosta al grande Delta, non è mica il Giordano che, diciamoci la verità, non è, poi, così importante. E’ il Po dalle cui sorgenti del Monviso abbiamo raccolto l’acqua benedetta ( mica è appannaggio della sola Lourdes!) con cui celebriamo il culto pagano- levantino della sacra ampolla.
3. E questo grande lago? Cesarea? Macchè, guardate bene la cartina! Dategli il nome che volete: Garda, Iseo, Maggiore, oppure il grande Ledro ma, sappiate, che qui è impossibile far approdare i barconi provenienti dal Mediterraneo, carichi di quegli zombi africani, ottimamente respinti dalle nostre numerose ronde verdi al grido ben conosciuto di “Cassoeula”
4. Come tutti sappiamo il nostro modello di integrazione è efficiente, perciò abbiamo alloggiato magnificamente una certa Maria col marito Giuseppe che vengono da fuori per il censimento. Ma che non si mettano in testa di restare qui che, tra l’altro, sono senza permesso di soggiorno, perciò, clandestini e, magari, poi si mettono in testa di chiedere il ricongiungimento dei famigliari rimasti in Palestina.
Eh, che mestiere fa lui? Il falegname? E va be’. Teniamocelo. Questo fa un mestiere che ci
può sempre venire utile!
5. La grotta adibita a stalla, affittata provvisoriamente con pagamento in nero e senza contratto, è arredata con una mangiatoia e ringraziate il cielo, anzi Sky .
6. La temperatura dell’ambiente è stabile sui dieci gradi e mantenuta costante da due ottimi radiatori delle migliori marche, dette: il bue e l’asinello.
7. Poveracci, erano stanchi e, cammina cammina erano giunti da un paese alle cui porte c’era un nuovo segnale stradale molto trendy “ Operazione Whithe Christmas”.
8. L’atmosfera intorno alla grotta deve essere regolata. Troppa folla, troppa confusione: ci sono i pastori e i mandriani pachistani e indiani: gli impuri che non potevano entrare nel tempio e oggi , addirittura, vorrebbero il voto e la cittadinanza; i contadini che portano formaggi e derrate al mercato globale; le villanelle e le zingarelle: via, via! Ci bastano i commercianti, i negozi e i negozianti, i ristoranti e i ristorati ( e anche i ristoratori, o viceversa) perchè il denaro deve correre, se no, che denaro è!
9. E poi, ci sono i Magi … Quei tre balenghi che vengono con dromedari a portare merci in Occidente e per farci conoscere le nuove tendenze della moda di quel casino che è l’Oriente. Pensionati balordi che non hanno niente da fare, hanno tentato inutilmente di passare prima dall’ Auser di Botticino dove volevano trovare Jolanda per avere qualche consiglio sui regali ma non hanno trovato nessuno perché erano troppo impegnati nel progetto “casa del pane” per Betlemme e un altro per Nazareth dove è attesa una nuova famiglia di sfollati e un asinello.
10. Eccoli, dunque: Gaspare, el negher, è il più anziano. Porta la mirra, e noi non sappiamo bene che cosa sia. I nostri baldi giovani del sabato sera avevano capito “Birra” e gli osti hanno subito riciclato la cantina in pub celtico; gli zampognari hanno immediatamente indossato un kilt perché così le cornamuse si sentivano meglio e gli affari correvano una bellezza. Nel frattempo, però, c’ è stato qualche incidente: il solito ubriaco ha provocato una Camicia verde d’onore mettendosi di traverso sulla strada : “Ohè ma che fai? Ma cosa credi, questo non è mica il carro di un bottaio, è il Carroccio di Alberto da Giussano che, poi, con le solite balle di Roma ladrona ( dove credono ancora alla Befana) vogliono sostenere che non si sa neanche bene se è mai esistito!”
Poi abbiamo capito che non era come credevamo e che la mirra è il simbolo della speranza
e della sofferenza redentrice. Va be’. Purché la sofferenza sia degli altri!
Melchiorre porta l’oro, sollievo dalla povertà. Ne sanno qualcosa i nostri industriali che
corrono a depositarlo nei caveau svizzeri. A proposito, bisogna costruire qualche banca nel
nostro presepe! Altro che moschee…
E Baldassarre che fa? Porta l’incenso dall’India, quel furbone! Buono pure questo: rende
l’atmosfera new age nelle nostre case, Che pericolo c’ è? Gli affari sono affari E vicino,
perché no, ci mettiamo un poco d’acqua della solita ampolla riempita alle sacre sorgenti,
così, per vedere l’effetto che fa. Non si sa mai, qualche fesso che se la compra!
11. L’orchestra indiana come vedete l’abbiamo messa più in là perché non si sa mai: con tutta
‘ sta Bolliwood ci portano via il lavoro. .. Non basta nei cessi, nelle cucine, nei campi di
pomodoro, nelle stalle, nell’edilizia, nelle fonderie… Pure nello spettacolo, adesso?
12. Certo, i nostri pastori delle Prealpi, sono un poco imbarazzati quando si avvicinano alla
grotta e sbirciano nella mangiatoia: “Oh, Gesù, questo è palestinese! Osti, e questo è anche
un poco scuretto! Ostrega, sarà pure un terrorista! Tornatene a casa tua!
E non fa niente se la stella cometa, un poco sgomenta anche lei, non sa più in quale direzione guardare.
Basta che gli angeli, in gloria, piantonino il territorio prima che scoppi una rivoluzione!
Giovi Buonanno
1 commento:
Protagonista dalla doppia vita (originaria del Sud trapiantata al Nord) ed attualmente in pendolarismo quasi mensile tra Napoli e Brescia, ecco che la nostra cara preziosa Giovi si sdoppia anche in questo mini-racconto in 2 facce della stessa medaglia: il Presepe nell’ottica del “terrone” ed in quella del “lumbard”.
Vivace ed autoironica puteolana procede nel suo raccontare con la puntuale ed un po’ riservata chiarezza di chi è vissuto ed ha lavorato per tanti anni al Nord.
Il risultato è anche in questo racconto … una vera chicca che ha inteso donarci per la Lettura di fine d’anno a Villa Cerillo, sia pure per interposte persone, essendo per le feste natalizie “su”.
Anche questo è un bell’esempio di “condivisione al di là delle diversità”… grazie Giovi … sorella d’Italia!
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