Sottotitolo

OCCHIO SEMPRE ALLA CHATTINA, a piè di ogni pagina, X LE ULTIME NOVITA' su pubblicazioni, commenti, appuntamenti di lettura e .. notizie varie !

sabato 7 gennaio 2012

Inediti di Santina Mancino


Di giardino vestita

Di giardino vestita
e come albero ornata
portavo il mio fiore
tra l’inconsapevole folla.
Leggero era il mio passo
non foriero di oscura tempesta,
immota anche l’aria,
niente svelava il dolore imminente.
Placida mi crogiolavo
del mio morbido apparire
e fiero il mio sguardo
rivelava il dolce segreto.
Ah, le care manine,
tra le mie dormivan le tue.
Ricordo il momento,
rivedo quei volti,
riodo i suoni e rivivo il tormento.
Come,quando,da nervose mani,
strappato è il filo in repentino modo,
così, da lama tagliente,
l’oltraggio trafisse il mio corpo.
E tutto si spense
di morte mi rivestii
e da culla in nulla mi tramutai.
Seguiron giorni bui,
laceranti eran le mie domande
e irrisolvibili le mie risposte.
Per ogni faccino il mio cuore piangeva
e nel dolore vivevo il mio tempo.
Ma gli anni san far da medicina
E quando ripenso al dolce respiro,
da piccoli soffi sono abbracciata
e addormentate, le sento di nuovo,
tra le mie mani le piccole mani.



11 settembre (2001)
Nel nulla,per fera mano svaniti nel nulla
sventrati con i loro ricordi,
in terreno vermiglio la loro dimora mortale,
ma non immemore il doloroso rimpianto.
Rapiti alle loro dimore,
strappati agli affetti piu’ cari
quale mai pena per si’ grande peccato?
Ma quando giustizia Divina sara’
L’uomo abbracci l’uomo
Via il vendico odio,
s’innalzi l’anima fraterna
e un sol cantico riecheggi nel mondo intero.
Giustizia,Pace,Amore,
nel cor umano oblate parole.
Piu’ non pianga Abele per caina mano,
ne’ vendetta rincorra,
ma pace in se’ riponga
e cerchi il Divin perdono.


Donna di kabul

E come potro’,io ,
frastornata da mille ricordi
di nuovo guardare il colore del cielo,al mattino,
e non rimanerne ferita,abbagliati i miei occhi,
non ancora avvezzi al solare sfavillio,
o piuttosto, incantata,
non poterne distaccare lo sguardo,
rapita da cosi’ tanta belta’,
tanta quanta il buon Dio volle empir l’intero creato.
Ancora le mie gote ai dolci baci solari,
le mie lacrime asciugate al vento,
poter sfiorare la fronte del mio bambino
non piu’ assassinata dal burqa.
Ed io, donna di Kabul,
lascero’le mie pensose rughe agli occhi di tutti,
non piu’ celato il mio ciglio.
Ne’ giammai potrete, con meschino ricatto,
violentare la mia mente e il mio corpo.

E finalmente libera gridero’ al mondo intero il mio ritorno alla VITA.

Nessun commento: