Personalmente mi è piaciuta questa “visitazione” della Mazzantini all’interno di un rapporto di coppia di fatto interrotto per una serie di eventi accavallatisi, senza una vera volontà e consapevolezza dei protagonisti, e che hanno generato in entrambi reazioni di rigetto e fuga.
Il rapporto non c’è più … ognuno ha vita separata in luoghi diversi … eppure una cena al ristorante, per definire “dettagli pratici”come restituzione di cose a Gaetano e contributo di mantenimento dei figli rimasti con Delia, rivela che “c’è tanto ancora” tra loro oltre ai figli ma non è espresso anzi…è fonte di pensieri contraddittori in entrambi, in un’altalena di tenera nostalgia e rabbia. Ogni tanto essi osservano, quasi con una punta di invidia, una coppia anziana seduta ad un tavolo vicino, che sembra stia festeggiando qualcosa…e che.si rivelerà poi ….. colpita anch’essa da grosse prove.
Ed è proprio in ciò che l’anziano dirà lasciando il ristorante, forse,….la chiave di lettura del titolo, molto affascinante ma che parrebbe mal conciliarsi con il finale del romanzo che vede andar via Delia e Gaetano ognuno per la sua nuova strada.
La prosa breve e graffiante della Mazzantini, a mio parere, rende molto bene il senso delle “ferite”che ci si provoca, spesso, nella coppia moderna per la incapacità di azzerare il passato e di comunicare i propri reali bisogni, le paure e le insofferenze che ci accompagnano e che spesso ci impediscono, forse, di salvarci da soli.
Marzullann
Dal WEB:
Emoziona e come al solito fa riflettere l'ultimo libro di Margaret Mazzantini, è l'autobiografia sentimentale di una generazione,
tre anni dopo la vittoria del Premio Campiello per Venuto al mondo,
La storia è quella di una coppia sui 40 anni, Delia e Gaetano, scoppiata a causa della routine e della stanchezza che una sera si ritrova a cena in un ristorante e riscopre quella passione che la vita di tutti i giorni aveva affievolito e spento.
tre anni dopo la vittoria del Premio Campiello per Venuto al mondo,
La storia è quella di una coppia sui 40 anni, Delia e Gaetano, scoppiata a causa della routine e della stanchezza che una sera si ritrova a cena in un ristorante e riscopre quella passione che la vita di tutti i giorni aveva affievolito e spento.
Una passione che non è solo sesso, sia chiaro, ma anche e soprattutto voglia di confrontarsi, di raccontarsi, di raccontare alle loro anime cosa è successo negli anni passati, i perchè di tanta rabbia e i perchè di tanta desolazione. Cresciuti in un'epoca in cui tutto sembra già essere stato detto, si scambiano parole che non riescono a dare voce alle loro solitudini, alle loro urgenze, perché nate nelle acque confuse di un analfabetismo affettivo.
A fare da filo conduttore i due figli, Cosmo e Nico, che non sono al ristorante ma è come se lo fossero diventando quel trait d'union tra una donna e un uomo alla ricerca di sè stessi come individui e come coppia. E’ un libro pieno di vita vissuta raccontata in maniera semplice e fluida in cui molte donne si ritroveranno: è la storia di una coppia intrappolata, di due individui che non riescono ad evolvere da soli ma che cercano di farlo. E' la storia di molte coppie e di molti singoli ed è per questo che tocca l'animo e ci fa sentire tutti partecipi.
3 commenti:
E’ un libro che, inizialmente, ho letto con qualche difficoltà anche se poi nel prosieguo si riconosce nei personaggi una realtà della società odierna dove il matrimonio viene vissuto con grande irresponsabilità. I personaggi si autodistruggono a vicenda perchè non riescono a trovare il giusto dialogo. Ho l'impressione che anche amandosi ancora, ed è una tristezza, non riescono o non vogliono ritrovare il giusto equilibrio per la riconciliazione.
"Nessuno si salva da solo"grande verità..ma se si uniscono due esistenze che sembrano essere un concentrato di tutte le nevrosi moderne,a cui niente va per il verso giusto...credo che la speranza di salvarsi insieme sia minima.
Credo che il titolo di questo attualissimo romanzo sia da intendere semplicemente nel senso che "ognuno fa fatica di suo a trovare un equilibrio ed a tirarsi fuori dal disagio" di una vita troppo piena e di troppe cose.
Quindi l'essere in due a volte sembra anzi complicare il tutto.
Cosa fare? niente di particolare se non porsi con un sano distacco dal tutto e cercare di ritrovare "il proprio equilibrio"invitando anche l'altro a fare lo stesso ed aspettare che passi "quella fase". Nella consapevolezza che "capire" non significa necessariamente stare meglio ma quanto meno farsi una ragione ...di ciò che ci accade o sta accadendo all'altro.Solo questa accettazione ci fa poi procedere in quella che, comunque, è la "ns.vita terrena" ed in quanto tale meritevole cmq. di essere vissuta finchè vorremo tenere viva la ns."scintilla vitale",la parte di divinità che è in noi,la ns.parte migliore.
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