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martedì 17 maggio 2011

SIDDHARTA di Hermann Hesse

Dal WEB:
Chi è Siddharta? È uno che cerca, e cerca soprattutto di vivere intera la propria vita. Passa di esperienza in esperienza, dal misticismo alla sensualità, dalla meditazione filosofica alla vita degli affari, e non si ferma presso nessun maestro, non considera definitiva nessuna acquisizione, perché ciò che va cercato è il tutto, il misterioso tutto che si veste di mille volti cangianti. E alla fine quel tutto, la ruota delle apparenze, rifluirà dietro il perfetto sorriso di Siddharta, che ripete il "costante, tranquillo, fine, impenetrabile, forse benigno, forse schernevole, saggio, multirugoso sorriso di Gotama, il Buddha, quale egli stesso l'aveva visto centinaia di volte con venerazione". Siddharta è senz'altro l'opera di Hesse più universalmente nota. Questo breve romanzo di ambiente indiano, pubblicato per la prima volta nel 1922, ha avuto infatti in questi ultimi anni una strepitosa fortuna. Prima in America, poi in ogni parte del mondo, i giovani lo hanno riscoperto come un loro testo, dove non trovavano solo un grande scrittore moderno ma un sottile e delicato saggio, capace di dare, attraverso questa parabola romanzesca, un insegnamento sulla vita che evidentemente i suoi lettori non incontravano altrove.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

....abbandona la casa paterna per sperimentare l'ascesi sapienziale che dovrebbe condurlo alla perfezione. Ma si accorge ben presto che per uscire dal proprio "io", condizione necessaria per il compimento del cammino, deve prima conoscerlo a fondo, misurandolo col metro del mondo.Il distacco e l'acquisizione della vera sapienza giungeranno perciò proprio nel momento di massimo coinvolgimento nelle cose terrene, al massimo livello possibile di autocoscienza.

Anonimo ha detto...

...dimmi qualcosa che io possa afferrare...comprendere...qualcosa che mi accompagni nel mio cammino...spesso gravoso...oscuro.Siddharta taceva e lo guardava con quel suo sorriso tranquillo,sempre uguale.Govinda lo guardava fisso in volto...la sofferenza d'un eterno cercare era scritta nel suo sguardo...d'un eterno non trovare.Siddharta guardava e sorrideva...e Govinda vide, non più il volto del suo amico Siddharta,...invece altri volti, molti, una lunga fila,...che tutti venivano e passavano e tutti si mutavano e rinnovavano continuamente, eppure erano tutti Siddharta.....immagini e volti mescolati in mille reciproci rapporti, ognuno aiutare gli altri, amarli,odiarli, distruggerli, rigenerarli...ognuno testimonianza appassionatamente dolorosa della loro caducità, eppure nessuno moriva, si trasformava soltanto....

Siddharta ha detto...

...Forse cerchi troppo...non pervieni a trovare per il troppo cercare? Quando qualcuno cerca, allora accade facilmente che il suo occhio perda la capacità di vedere ogni altra cosa, fuori di quella che cerca, e che egli non riesca a trovare nulla, non possa assorbir nulla,in sè, perchè pensa sempre unicamente a ciò che cerca, perchè ha uno scopo, perchè è posseduto dal suo scopo. Cercare significa: avere uno scopo.Ma trovare significa: esser libero, restare aperto, non aver scopo. Tu,venerabile Govinda,sei forse di fatto uno che cerca, poichè, perseguendo il tuo scopo, non vedi tante cose che ti stanno davanti agli occhi.

Siddharta ha detto...

Diversamente da un tempo considerava ora gli uomini…con maggior calore, curiosità e interesse.
…questa gente non gli riusciva più così estranea come un tempo: li comprendeva, comprendeva la loro vita guidata non da pensieri e intuizioni, ma unicamente da impulsi e desideri, e si sentiva simile a loro.
…le loro vanità, le loro cupidigie, le loro piccolezze perdevano il ridicolo, diventavano comprensibili, degne di compassione, perfino di rispetto.
…vedeva la vita, il principio vitale, l’indistruttibile, Brahma in ognuna delle loro passioni, in ognuna delle loro azioni. Degni d’amore e d’ammirazione erano questi uomini nella loro cieca fedeltà, nella loro forza e tenacia altrettanto cieche. Che cosa mancava loro, che cosa aveva di più di loro il saggio, il filosofo, se non un’unica inezia, un’unica piccola cosa: la coscienza, il pensiero consapevole dell’unità di tutta la vita?....
In tutto il resto gli uomini del mondo erano pari ai saggi, anzi, spesso erano loro di gran lunga superiori, così come anche le bestie, in molti casi, con la loro sicurezza infallibile dei loro atti guidati dalla necessità, possono sembrare superiori agli uomini.

Hermann Hesse ha detto...

Lentamente fioriva, lentamente maturava in Siddharta il riconoscimento, la consapevolezza di ciò che realmente sia saggezza, qual fosse la meta del suo lungo cercare. Non era nient’altro che una disposizione dell’anima, una capacità, un’arte segreta di pensare in qualunque istante, nel bel mezzo della vita, il pensiero dell’unità, sentire l’unità e per così dire respirarla…armonia, scienza dell’eterna perfezione del mondo, sorriso,unità.